La via dell’inferno, al solito, è lastricata di buone intenzioni, e quelle dell’aspirante filantropo hanno finito col trasformarsi in un incubo dal quale lui e la sua squadra sono stati inevitabilmente inghiottiti.
Non è forse la sottilissima linea rossa che accomuna moltissime pellicole cinematografiche? A ben pensarci, spesso tutto parte proprio da qualche aspirante filantropo con buone intenzioni che finisce per scoperchiare il vaso di Pandora, procurando solamente catastrofi!
Anche se non è il tema principale dell'articolo, mi ha colpito molto la tua considerazione sulla capacità della modernità di destrutturare - e sovvertire - le nozioni intuitive di spaziotempo, di storia e di immaginazione, di vita e di morte. A me ciò rende particolarmente nervosa, è come se si fosse concretizzato il concetto terribile di the show must go on, non importa se qualcuno sia morto, se i tempi siano difficili o altro, il pubblico deve avere il suo spettacolo come previsto. Prima, se un attore improvvisamente passava all'altro mondo prima di terminare un film o una serie, semplicemente non si terminava, oppure si rimpiazzava con un altro che fosse fisicamente compatibile - mi ricordo ancora del trauma di vedere un Silente diverso, io che sono cresciuta con Harry Potter. Oggi lo si sostituisce con un fantoccio che illude che vita e morte siano concetti relativi...un po' troppo sovversivo persino per me che non amo le regole!
Sempre interessante leggerti! Grazie di aver condiviso
Cara @nawamy, come sempre grazie a te. Soprattutto per la capacità che sempre riconfermi di cogliere la centralità e la rilevanza di aspetti solo apparentemente secondari. Capisco il tuo disagio e da molti punti di vista lo condivido (rimanendo sul terreno dello spettacolo, io mi innervosisco anche quando semplicemente cambia il doppiatore di un attore :-)).D'altro canto, il tema investe più in generale il problema della realtà come struttura collettivamente costruita e condivisa - ovvero il modo in cui la viviamo attraverso i meccanismi della comunicazione. Oggi, la velocità con cui produciamo, acquisiamo, manipoliamo e quindi consumiamo contenuti di ogni genere considerandone quasi solo l'uso strumentale immediato, tende irresistibilmente a dissolvere il mondo in una nube di atomi tra loro incomunicanti, in un'esperienza priva del solo elemento che la rende "reale": l'interpretazione che ne possiamo dare. L'industria dell'entertainment - che in verità è sempre stata spietata con i suoi adepti - risponde a questa logica adattandosi ai tempi, ovvero dissolvendo letteralmente i propri protagonisti. A ben pensarci (ed è una provocazione che pongo anche a me stesso), non molto è cambiato, posto che tu e io, oggi, possiamo vedere Humphrey Bogart che recita pur sapendo che la sua esistenza si è conclusa molto tempo fa. Anche quello è - seppure in un modo diverso, certo - un "simulacro"... Probabilmente se fossimo nati prima della nascita del cinema, riterremmo questo fatto vagamente inquietante... :-)
Un abbraccio.
Ottima risposta!
Per quanto riguarda il doppiaggio, per me questo è diventato un tasto dolente. Da qualche anno cerco di guardare i film in lingua originale, ma riesco a capire qualcosa soltanto in italiano e in inglese. Mi sto impegnando con il francese ma la strada è ancora lunga! Bene, ho cominciato a schivare i contenuti doppiati, perché spendo la maggior parte del tempo osservando le labbra fuori sincrono degli attori e rimango con un certo senso di fastidio. Eppure, penso anche che alcuni doppiatori hanno fatto la storia o che alcuni attori sono praticamente indoppiabili (penso a Benigni). Quindi immagina il mio sdegno quando la voce cambia!
E a volte trovo buffo anche che nella finzione più totale, si scelga una voce per trasferire un certo carattere al personaggio, separando il parlato dalla fisicità (immagina George Clooney e Pannofino, ahah!)
Ad ogni modo, ti do pienamente ragione, se fossimo nati prima del cinema riterremmo tutto ciò una grande stregoneria. D'altra parte, già con la fotografia, in passato, si parlò di stregoneria in grado di rubare l'anima dei soggetti fotografati...chissà davvero cosa ne penserebbero gli uomini dell'ottocento !
Grazie della risposta!