Racconto: Marionetta - Parte 2

in #storyteller7 years ago

Continuiamo con l storia della nostra Marionetta, questa volta non parleremo di lei, ma di colui che l'ha creata.:

Marionetta - Parte 2

Il vecchio scendendo dal monte perdeva l’essenza del momento e acquistava la logica dello stesso. Molti pensieri e ricordi si susseguirno nella sua testa, la mente elaborò che tutto era inutile, e a quel punto della vita avrebbe potuto anche smettere di affannarsi per cercare di nutrire il suo corpo, il pensiero fu immediatamente sostituito da un sorriso offuscato ma ben riconoscibile, era quello della moglie. Passo dopo passo aveva attraversato tutto il paese e sullo sfondo spiccavano alti alberi di cipresso che identificavano un luogo sacro. Ne fu attratto, e un ricordo imponente prese il sopravvento.

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Il corpo di suo fratello era in quel luogo, erano anni che non ci entrava, non accettava il fatto che quello fosse suo fratello. Si erano salutati fugacemente la sera prima che morisse, come se non avesse importanza e nulla di nuovo sarebbe accaduto. Il giorno dopo fu svegliato dalla madre che gli diede la triste notizia. Suo fratello il giorno prima esisteva e la notte dopo non c’era più. Da allora non accettò mai il fatto che suo fratello fosse quello nella tomba, suo fratello era colui con il quale litigava per chi doveva andare prima nel bagno, che lo aiutava a mangiare quando qualcosa nel piatto non gli era di gradimento, che gli insegnava come comportarsi davanti ad una ragazza. Una persona è rappresentata dal movimento, dalle parole che egli esprime e da come ti sconvolge la giornata dopo un abbraccio o uno sguardo di disprezzo, al contrario di un corpo immobile che non esprime emozioni ci se ne fa poco.
Entrò nel cimitero carico di vita e camminando tra le cripte, una lo attrasse: era costruita con grosse pietre regolari di granito e qualche scanalatura dove erano messe disordinatamente delle pietre appuntite ed aguzze di varie forme e colori. Sopra la porta alcune teste di teschio erano incise nelle pietre ed una piccola scritta incisa su pietra risaltava su tutta la struttura “Tu sei quel che io sono stato, io sono quel che tu sarai”.

Una frase del genere ha poco senso detta da una persona viva, ma assume un significato se la persona che l’ha elaborata adesso è morta e si trova in quel luogo. “I morti possono parlare con i vivi, ma i vivi possono il contrario?” si domandò il vecchio. Trovò, il luogo nel quale riposava il corpo di suo fratello, strappò un ciuffo di erbaccia dal terriccio circostante e lo mise nel vaso pieno di acqua stagnante e fiori malandati. Un sorriso da ebete sul suo viso e le lacrime in equilibrio sulle palpebre. Si portò la mano sinistra alla bocca, la baciò e mise la mano sull’icona che rappresentava suo fratello in quel luogo. Si girò, le lacrime caddero nel terreno e le rughe sul suo viso scomparvero. Passò affianco alla cripta doveva aveva visto quella scritta, questa volta con la risposta alla domanda che si era posto qualche minuto prima. Uscì dal cancello principale con la schiena dritta e spalle forti.