LA DANZA COME MOLTO TI DÀ , MOLTO TI TOGLIE...
Ciao a tutti, stasera mi voglio un pò distaccare da quello che sono i miei argomenti abituali, parlandovi di qualcosa di molto più personale.
Da bambina sognavo di fare la ballerina professionista, ed anche se questo sogno non l' ho realizzato, mi ritengo comunque sodisfatta del mio percorso, perchè ha lasciato un segno indelebile in me, facendomi diventare ciò che sono oggi. Devo molto alla danza.
Io e le mie scarpette (foto di mia proprietà)
Non ho deciso io stessa di iniziare il mio primo corso di danza, ricordo però che desideravo muovermi e sfogare tutta la mia energia, ancora oggi mi ritengo ancora molto iperattiva, dovevo trovare un modo per incanalarla.
Questo penso che sia il motivo che spinse i miei genitori ad iscrivermi al mio primo corso di danza, avevo solo 3 anni e correva l'anno 1999. Ricordo come se fosse ieri la prima lezione, perchè mi innamorai subito dell'odore del parquet della sala da ballo.
Venni catapultata in mezzo ad altre bambine più grandi di me che mi facevano sentire minuscola e ricordo ancora i loro occhi stupiti nel vedermi già cosi determinata nel muovere i primi passi.
L'insegnante era una ragazza russa bionda che ancora non lo sapeva ma da quel momento in poi sarebbe diventata un punto di riferimento per la mia infanzia; mi viene da sorridere pensando che a volte la incontro ancora nelle vie della mia città, lei non sa chi sono io perchè sono molto cambiata dal' epoca (per ovvie ragioni) ma io ricordo molto bene chi è lei e non me la dimenticherò mai.
Era iniziato tutto per gioco...
Mi resi conto che non era solo un gioco quando salii per la prima volta sul palcoscenico. Mi tremavano le gambe non mi ricordavo più i passi e mi feci la pipì addosso nel vero senso della parola, avevo solo 4 anni ma il mio inconscio aveva già capito che se un evento del genere aveva avuto il potere di scuotere in questo modo la mia anima...
No, non poteva essere solo un gioco...
Saggio dopo saggio cominciavo ad emergere nel gruppo per la mia costanza tanto che venni spinta da i miei insegnanti ad iscrivermi in una scuola più rinomata che mi avrebbe permesso di dedicarmi alla mia passione quasi tuti i giorni dopo la scuola. Così mi iscrissi presso l'International dance academy di Genova diventata oggi la Russian Ballet College. L'iscrizione a questa scuola fu una svolta per me perchè trovai un corpo insegnanti particolarmente preparato che mi diede le basi per spiccare il volo, in quel periodo per me esisteva solo la danza, la mattina mi svegliavo ansiosa di andare a lezione, a scuola parlavo solo di danza e miei temi erano tutti sulla danza, con i miei compagni o genitori riuscivo a parlare solo di danza.
Quando uscivo da scuola era una corsa contro il tempo per pranzare, mettermi collant e body prima di partire da casa, farmi lo chignon in macchina implorando mio nonno di passare con il rosso per arrivare in tempo per riscaldarmi in sala.
So di andare fuori tema ma non posso non ringraziare pubblicamente i miei nonni che sono stati complici in questa corsa alla mia realizzazione.
Io da piccola in camera mia sognando di diventare una ballerina (Foto di mia proprietà)
prima fase
Piano piano la danza aveva preso la mia anima e il mio corpo e per l'età che avevo vantavo di una tecnica discreta fui notata da alcune importati personalità del mondo della danza, che mi consigliarono di alzare l'asticella, provando ad entrare nel mondo accademico, ma era cosi selettivo...
Cominciai a pensare in grande ricercando tra le mie conoscenze chi mi avrebbe potuta preparare al meglio ad affrontare le molteplici audizioni.
C'è da dire che una caratteristica negativa che accumuna molte delle insegnati di danza è il fatto di non accettare che i propri allievi cambino scuola di danza per incrementare il propio bagaglio di esperienza, lo considerano come un torto personale.
Così mi fu dato il contatto di un'insegnate che a differenza delle altre preparava i propri allievi ad affrontare le dure selezioni per entrare nel mondo professionale, senza offendersi del fatto che un giorno le sue migliori allieve l'avrebbero lasciata per provare ad ampliare i loro orizzonti.
Voglio elencarvi alcuni dei requisiti fondamentali per accedere alle grandi accademie Europee come la Scala di Milano, l'opera di Parigi, la Royal Ballet di Londra, o la ESDC di Cannes e molte altre:
Un fisico longilineo preferibilmente poco sviluppato.
Una ottima tecnica di base.
Articolazioni morbide in modo da poter essere lavorate secondo i loro standard.
stringenti requisiti di peso in proporzione all' altezza.
Per un anno lavorai sodo per raggiungere questi parametri, allenandomi da due a tre ore al giorno e frequentando corsi anche nel weekend. Non mi pesava per niente, tutto ciò che volevo era ballare..ballare e ancora..ballare...
seconda fase
Si avvicinava sempre di più il momento delle audizioni, saliva l'adrenalina e la voglia di dimostrare chi ero. Avevo deciso di puntare talmente in alto che non era nemmeno più una questione di preparazione fisica ma di preparazione mentale.
L'audizione che maggiormente mi segnò fu quella per l'Opera di Parigi.
Partimmo con un TGV per Parigi io e mia madre, ricordo ancora che ero talmente preoccupata di arrivare a Parigi non in forma che costrinsi mia madre a prenotare per me due posti sul treno in modo che potessi distendere le gambe durante il viaggio.
Una volta arrivati a Parigi ci dirigemmo subito verso Nanterre, quartiere periferico della capitale dove vi era la celebre sede della prestigiosa accademia. Era almeno un anno che sognavo di varcare la soglia di quella scuola, avevo guardato tutti i dvd presenti sul nostro pianeta che ne parlavano, tutti i video su Youtube fino a ricordare memoria cosa dicessero esattamente.
Prima di presentarmi all'audizione consumammo un leggero pranzo a base di prosciutto cotto proprio davanti all'ingresso principale della scuola.
Il momento in cui entrai e salutai mia madre non me lo dimenticherò mai, lei mi guardava con aria fiera mentre io lasciavo trasparire tutto il mio stupore nell'avere tra le mani un'occasione così grande.
Vi racconto come si svolse l'audizione:
Io e le altre convocate venimmo messe in fila e pesate e misurate scrupolosamente, venne annotato tutto su un taccuino.
Successivamente venimmo chiamate in gruppi da tre e fu testata la nostra elasticità insieme alla nostra capacità nell'eseguire alcuni passi basici di danza.
La segretaria ci comunicò chi era stata ammessa e chi no alla seconda fase della selezione che si sarebbe svolta circa due settimane dopo nella medesima sede.
Purtroppo non venni scelta, non avevo di certo l'allure delle altre parigine ed il mio corpo era già piuttosto formato per i loro canoni , nonostante questo fu un'esperienza indimenticabile che porto nel cuore tutt'oggi.
terza fase
Fra tutte le audizioni provate alla fine venni presa presso la prestigiosa accademia di Cannes, l'Ecole Superieure de danse de Cannes Rosella Hightower.
Era il 2009, avevo 13 anni ed io, ancora inconsapevole di ciò che mi attendeva, partii alla volta della Costa Azzurra, io da sola piena di bagagli e di speranze.
Prima di partire non avrei mai potuto immaginare che sarebbe stata così dura, arrivai in accademia in una soleggiata giornata di settembre accompagnata da entrambi i miei genitori, e appena varcata la soglia capii che sarebbe stato un percorso tortuoso ma incredibile allo stesso tempo.
Mi ricordo in particolare un episodio che può aiutare a comprendere meglio quale poteva essere lo stato d'animo in quei momenti.Alla reception una delle segretarie mi domandò qualcosa in francese ed io che a mala pena sapevo dire "bonjour e bonsoir" rimasi ammutolita e diventai pallida tuto di un colpo, nella mia testa frullava solo questo pensiero:
"ma se non sono riuscita nemmeno a rispondere ad una semplice domanda come avrei potuto affrontare così tanti cambiamenti tutti insieme, ma sopratutto come avrei fatto con la scuola."
Un altro momento piuttosto traumatico di quel giorno fu il momento in cui varcai per la prima volta l'uscio della mia stanza ( la scuola era un campus dove c'era un polo scuola un polo danza e un polo dormitorio) io che ero abituata a dormire in un letto morbido, con le mie coperte di sempre e con gli affetti della famiglia mi ritrovavo in una stanza vuota con le pareti bianche ma soprattutto con una compagna di stanza ancora da scoprire, con la quale avrei dovuto convivere ma soprattutto che non parlava la mia lingua.
Non mi dilungo troppo nel parlare delle mie numerose vicissitudini a cui sono andata in contro perchè potrei scriverci dei papiri. Vi posso però assicurare che i primi periodi furono davvero tosti.
La routine in accademia:
La sveglia suonava intorno alle 8.00 consumavo una colazione a base di latte e cereali.
A differenza di molti altri studenti "normali" la mattina la passavo nelle sale di danza.
Intorno alle 13:00 mi recavo alla "cantine" ovvero la mensa e pranzavo.
Alle 14:00 iniziavano le lezioni scolastiche fino alle 19:00.
e dalle 19:00 alle 20:00 in genere tornavo in sala da ballo.
Io durante un concorso di danza. (foto di mia proprietà)
Parte fondamentale di questo periodo particolarmente intenso della mia vita furono i mie amici ovvero i mie compagni di avventura che erano sempre con me ed erano diventati la mia famiglia.
Devo molto a questa esperienza anche perché mi ha permesso di vivere molto più intensamente le amicizie; quando vivi a stretto contatto con i tuoi coetanei condividi gioie e dolori, e tutto si amplifica.
Seppur nel complesso io valuti la mia esperienza a Cannes come un qualcosa di estremamente positivo che mi ha fatto crescere sotto tutti i punti di vista non posso negare che mi abbia anche fatto passare dei momenti di grande sconforto e di frustrazione personale. Durante questi quattro anni non ho mai smesso di amare la danza alla follia ma ho anche imparato a dare più importanza ad altri numerosi aspetti della mia vita che fino ad allora avevo trascurato. Ed è stato proprio in quel momento che mi sono resa conto che la lontananza da una vita "reale" se da un lato mi aveva dato la possibilità di ampliare le mie vedute dall'altro mi aveva fatto perdere anche tante altre cose di una vita "normale". Mi sembrava di aver perso del tempo per stare con la mia famiglia o per vivere a pieno l' adolescenza magari in un liceo qualunque in Italia con i suoi pregi e difetti, di non aver mai potuto vivere un amore o fatto qualche marachella...
Insomma mi sembrava che molte parti del mio essere erano rimaste come atrofizzate poiché avevo dato troppa importanza sempre e solo alla danza, per poi scoprire tutto di un colpo che la mia vita non era fatta solo di questo. Mi resi conto che nella vita sarei potuta essere anche altro, che ballare forse non era la mia unica capacità. A tutto ciò si aggiunsero una serie di problemi fisici che mi impedivano di progredire come gli esperti avevano previsto.
Per questi motivi presi la decisione più drastica della mia vita decidendo di lasciare quel mondo al sesto anno accademico.
LA DANZA COME MOLTO TI DÀ , MOLTO TI TOGLIE..
Wow, che esperienza! Io, che non ne ho mai fatta, ho sempre invidiato le bambine e ragazze che facevano danza...avete una classe e un'eleganza innata che si riconosce sempre! Capisco cosa vuoi dire quando parli di un'esperienza da liceale più normale e che ti senti che la danza ti abbia tolto molto. E' sicuramente vero, ma credimi, hai vissuto qualcosa di assolutamente particolare e raro che tante ragazzine sognano di vivere. Bravissima e che belle foto :)
ciao, scusa ma recupero la bandwidth solo ora, sono d'accordo con te a posteriori riconosco che la mia sia stata una esperienza unica, e sono ben felice di aver avuto occasione di poterla fare.
il mio post chiaramente era inventato sulle mie sensazioni dell'epoca.
grazie mille per i complimenti :)!
Disciplina molto dura che purtroppo non comprendo fino in fondo
Si bella, ma di grande sacrificio
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Capisco i tuoi dubbi e forse anche il desiderio di "normalità", ma se fossimo tutti normali sarebbe un mondo noioso.
Un post molto bello.
Grazie mille !
Grazie per aver condiviso una parte così importante della tua vita. Anche mia sorella aveva la tua stessa passione ed ha affrontato un percorso analogo al tuo quindi in parte forse riesco a capire il ragionamento che hai fatto al tempo. Brava anche a parlarne, per mia sorella è argomento tabù, come se gli fosse rimasto qualcosa di traverso.
Splendida disciplina secondo me, bel post!
Ciao ! Ti ringrazio tanto per le tue parole, capisco tua sorella, sono esperienze talmente forti che spesso si fa fatica a parlarne perché segnano nel profondo. Anche per me appena uscita da quel mondo era un tabù, ma quando ho superato la fase dolorosa di un cambiamento così drastico sono riuscita ad aprirmi e a raccontare agli altri la mia esperienza senza rancore.