L'arte del Bonsai - Come iniziare la coltivazione
Nell’ultimo post abbiamo appreso un po’ di biologia classica delle piante e come questa possa venir utilizzata nella coltivazione del bonsai a favorirne la crescita corretta nel corso delle stagioni e degli anni.
Ora non ci resta che fare qualche prova per imparare a coltivare un nostro piccolo e grazioso “albero portatile”…
Immagine da Pixbay.com - https://pixabay.com/photo-3369412/
Le strade per ottenere un bonsai (naturalmente senza acquistarlo direttamente non ci piace vincere facile a noi di Steemit) sono essenzialmente quattro: da seme, da talea, raccolto in natura, oppure da margotta.
Bonsai da seme
Questo e l’unico vero bonsai che cresciamo dall’inizio alla fine; appunto partendo da un seme piantato in un vaso in modo classico. Il germoglio che ne esce è una piantina piccola ed indifesa che va protetta in serra non riscaldata in inverno e comunque controllata costantemente in quanto molto sensibile al freddo, al caldo, ad umidità e siccità. Il vantaggio principale che ne otteniamo è che siamo in grado di far crescere la pianta esattamente come vogliamo sin dalla sua nascita, il problema principale, oltre alle cure persistenti di cui necessita nei primi anni di vita, è che magari potrebbero volerci 10 anni prima di arrivare al risultato voluto con una pianta ben formata ed un tronco robusto.
Bonsai da talea
Una talea è una porzione di pianta che si inserisce nel terreno facendole sviluppare delle radici; la pianta cercando di assorbire nutrimento dal terreno umido in cui è stata inserita, viene stimolata a produrre radici: si possono avere talee da rami, foglie oppure radici.
Il procedimento è semplice e viene utilizzato molto per esempio con gli ulivi: in seguito alla loro potatura primaverile, si ottengono diversi rami che andranno a creare il futuro tronco del nostro bonsai. Ottenuto il ramo di dimensioni e forma idonee, eseguiamo un taglio molto angolato della parte che andremo ad inserire nel terreno, inumidita la parte andiamo a cospargerla di polvere radicante (un ormone in polvere che stimola la pianta alla produzione di radici acquistabile a pochi euro in qualsiasi garden center) e quindi andiamo ad inserirlo nel terreno che andrà sempre mantenuto umido (non bagnato per evitare marciumi).
Il procedimento va effettuato nel periodo primaverile-estivo e consente di ottenere una piantina di generose dimensioni in un periodo di un mese circa ed in uno o due anni buon materiale da lavorare come bonsai. Purtroppo il sistema non è affidabile al 100% (non sempre riusciamo a far produrre le radici) ed inoltre è molto difficile ottenere una buona conicità del tronco con un “piede” che si infila molto direttamente nel terreno senza una bella corona formata dalle radici principali.
Raccolta in natura
Dalle passeggiate primaverili in campagna, in montagna o nei boschi è possibile riuscire a collezionare qualche esemplare di albero spontaneo che abbia già naturalmente buone caratteristiche per essere trasformato in un bonsai. Naturalmente dobbiamo essere certi di non andare a raccogliere specie vegetali protette o in aree naturali in cui questo è vietato dalla legge (parchi naturali protetti), secondo la normativa regionale vigente attuata dal corpo forestale dello stato, a cui possiamo rivolgerci in casi particolari per una consulenza o un’autorizzazione.
Per spiegare il processo di trasformazione di un albero raccolto in natura in bonsai (pratica molto redditizia qualitativamente e poco costosa), riporto direttamente la mia recente esperienza con una quercia (non sono ancora riuscito ad identificare la specie esatta) nata naturalmente sulle rive di un fossato utilizzato per l’irrigazione dei campi. La pulizia dello stesso, sfalcio dell’erba ecc ne ha quasi causato lo sradicamento che lo avrebbe portato alla morte in breve tempo con l’arsura estiva alle porte. Raccolto con un po’ di terreno e tutto il suo pane radicale principale l’ho inserito in un vaso da coltura di generose dimensioni con terriccio nuovo. Mantenuto in penombra per qualche mese ed annaffiato regolarmente la pianta si è ripresa dallo stress ed è ora pronta per la prima potatura e pre-impostazione per essere trasformata in bonsai.
Immagine di proprietà dell'autore
Come notiamo dalle immagini la pianta è molto alta (circa 1,3 metri), ma quello che mi ha colpito da subito è la base del tronco caratterizzata da un piede abbastanza uniforme, ma soprattutto il tronco segnato da molti parti secche e deteriorate naturalmente che lo invecchiano molto nell’aspetto.
Prima di tutto andiamo a sfoltire un po’ delle giovani ramaglie che spuntano dal tronco e dai due rami principali, senza esagerare troppo vista la brutta esperienza appena superata dalla pianta.
Sigilliamo poi tutte le ferite con apposita pasta cicatrizzante per ottimizzare il recupero e proteggerla dai parassiti.
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Esistono diversi tipi di paste cicatrizzanti, quelle apposite per bonsai integrano ormoni che aumentano e favoriscono la produzione di nuove cellule che vadano a chiudere la cicatrice in breve tempo con il minor danno estetico possibile. Nel mio caso, per contenere i costi e non avendo particolari esigenze estertiche ho utilizzato pasta cicatrizzante standard che potete acquistare in qualsisi garden center per qualche euro. La pasta (nel mio caso era di colore grigio) asciugandosi nel giro di qualche ora, forma una pellicola di colore marrone attorno alla ferita proteggendola come farebbe per noi un cerotto, in questo modo facilitiamo la rimarginazione della ferita e la proteggiamo da attacchi esterni portando al minimo lo stress che deve subire la pianta.
Da un’analisi più precisa del suo stato andiamo poi a curare un’altra ferita molto profonda, che ho notato vicino all’attaccatura del ramo principale di destra; è molto profonda e già in fase di cicatrizzazione, ma per evitare possibili perdite dell’intero ramo andrò a pulire la ferita con un pennello porre superficialmente della pasta cicatrizzante e sigillare il tutto in raffia cercando di richiudere lo spacco per quanto possibile. In questo modo spero di ridare resistenza meccanica al ramo, evitare che si rompa e possibilmente facilitare la richiusura della fessurazione senza che insetti o parassiti vadano ad attaccarla.
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Come avete già visto dalle immagini la pianta si biforca a circa 35cm dal terreno in due lunghe branche principali che sicuramente andrò ad eliminare dimunuendo l’atezza totale della pianta e rendendo la vegetazione più compatta ed uniforme negli anni a venire.
Per questo motivo, in concomitanza con l’avvicinarsi della bella stagione ho deciso di provare a realizzare una margotta dalle branche principali superiori che sarei comunque andato ad eliminare nei prossimi mesi.
Margotta
è il nome che viene dato a un processo che serve a creare una nuova pianta a partire da una parte legnosa viva come ad esempio un ramo di un albero. Il procedimento è molto simile a quello utilizzato per le talee: facciamo credere ad una parte della pianta di trovarsi nel terreno facendole sviluppare nuove radici, a questo scopo dobbiamo eliminare parte della corteccia di un ramo per un tratto di alcuni centimetri, spolverare la parte di legno viva con dell’ormone radicante e quindi avvolgerla in del muschio umido, infine chiudiamo tutto in un sacchetto nero che impedisca alla luce di raggiungere la parte interessata dall’intervento. Nelle immagini seguenti riporto un esempio di quanto ho realizzato io sulla mia pianta, in cui ho utilizzato muschio inumidito, un sacchetto da congelatore ermetico ed un secondo pezzo di sacco nero di rifiuti fissato al tronco con del nastro isolante da elettricista. Dovendo mantenere l’umidità all’interno è importante utilizzare un nastro abbastanza flessibile da non danneggiare il ramo, che però mantenga una buona presa ermetica, si possono usare nastri appositi che si trovano nei garden center, oppure lacci derivati da camere d’aria di biciclette, ma nel mio caso essendo del settore ho utilizzato nastro isolante.
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Ora date le alte temperature che stiamo registrando in questi giorni assolati non dobbiamo far altro che attendere un mesetto circa che si formino le radici, per tagliare poi il ramo e procedere al suo interramento in vaso a formare una nuova pianta. Rispetto alle talee questo sistema ha una percentuale di riuscita più elevata in quanto il ramo continua ad essere “alimentato” dalla linfa della pianta durante tutto il periodo in cui forma un nuovo apparato radicale periferico.
Non ci resta che incrociare le dita ed attendere!
Fonti: esperienze personali di coltivazione
Molto interessante! Ma anche molto laborioso...ho scoperto i bonsai da bambina, ho sempre pensato che fossero piante semplicemente piccole d'età e ogni volta che ne vedevo uno chiedevo quando sarebbe diventato grande; ero triste ogni volta che mi dicevano "mai", che era già grande, ahahah!
Crescendo, li ho riscoperti nel modo più improbabile possibile, leggendo un libro sul design di Enzo Mari, in cui l'autore descrive come andasse in giro a raccogliere piantine spontanee e abbandonate per farne alberelli e bonsai, per creare un angolo di verde in casa. Una passione che vorrei tanto condividere, ma non ho il dono del pollice verde a lungo termine. L'esperimento che ha avuto maggiore successo è stato quello con un carrubo: è sopravvissuto alla mia inesperienza ben 10 anni, ha persino messo i fiori negli ultimi due anni, mostrandomi così la sua virilità (era un maschio) e poi s'è spento, senza che potessi capirne il motivo.
Sono stata a lutto per anni. Non ho più voluto saperne di piante a lungo termine in vaso da quel momento, perché avevo un vero e proprio legame emotivo con quella piantina e qualcosa s'è spezzato il giorno che è morta. Sono troppo sentimentale, forse.
A parte questa mia esperienza, complimenti a te che con santa pazienza ti dedichi ai tuoi bonsai con tanta cura e attenzione! Sono certa che questa pianta adottata sia in ottime mani! Sicuramente, migliori delle mie xD
Ti ringrazio! Dai un altro tentativo credo puoi farlo :) se è durato dieci anni il pollice verde c'è!
Un po' scolorito, però, il mio pollice! XD
Al momento mi dedico a piante meno difficoltose: lattughe, pomodori, cipollotti e peperoncini! Ahahah, almeno raccolgo e porto a tavola e sono fiera dell'orto in balcone! Per i bonsai...vedremo, magari mi convinci :P
Grazie a te!
Articolo molto interessante! Sono un grandissimo amante delle piante e credo proprio che stavolta seguirò i tuoi consigli sulla coltivazione :)
Me ne aveva parlato anche mio padre proprio per il discorso talee, ma la tua guida e l'esperienza personale è molto interessante, sono curioso di vedere come procede. Io avevo intenzione di fare la stessa cosa con una pianta di ciliegie.
Fai un tentativo può diventare interessante! Il periodo è quello giusto con il caldo alle porte
Congratulations @tamon!
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