RE: I Disturbi dell'Immagine Corporea: 1) La Dismorfofobia
Mi hai fatto pensare a una frasetta giuliva che ai tempi tiravamo fuori spesso nel mio gruppo di amici: "Mi avevano detto che avrei potuto diventare qualsiasi cosa, così sono diventato una nuvola!" Nuvolaman è il palestrato patologico, che si guarda allo specchio anche soltanto per farsi l'occhiolino e per controllare il bicipite o l'addominale mentre solleva i suoi pesi, perennemente insoddisfatto del proprio corpo, con le vene pulsanti che sembrano dovergli schizzare fuori dal corpo da un momento all'altro; quello che non entra nei vestiti e indossa le canottiere, un po' per necessità (la camicia esploderebbe) e un po' per vanto ed esibizionismo. Ma il punto è che non lo fa per amore dello sport o della competizione, lo fa per una perenne insoddisfazione, non sopporta il proprio corpo e lo vorrebbe diverso; ne ha una percezione tutta sua, come nelle camere degli specchi: lo vede distorto e brutto, reagendo in modo spesso distruttivo. Un mio lontano parente, per esempio, ha scelto la via del culturismo e si è confrontato con una serie di persone che lo hanno a poco a poco portato sulla via degli integratori (i barattoloni all'americana, per intenderci), le diete iperproteiche che stendono il fegato, le super sessioni in palestra che ti ammazzano. E invece di essere contento del proprio corpo, sembra proprio un perenne insoddisfatto. E, ovviamente, io sono preoccupata.
Sono preoccupata perché nella mia vita sono passata anche io, per altri motivi, per quella camera degli specchi e ho cominciato a vedermi in modo diverso, sono diventata un mucchietto d'ossa eppure mi vedevo sempre distorta; sono andata oltre i limiti della normalità, lo ammetto, ho varcato il confine della patologia (ma non quella che descrivi in questo articolo, immagino che ne parlerai nel prossimo post!). Quindi, adesso, a naso identifico quasi subito le situazioni anormali e mi preoccupo.
Ad ogni modo, so che un supporto psicologico può fare la differenza, insieme alla volontà della persona di uscire dal circolo vizioso della patologia. Prima di ogni cosa, avviene tutto nella nostra testa e se non decidiamo noi stesso che è giunto il momento di cambiare, a volte è impossibile perfino accettare ogni forma di aiuto. Per la mia esperienza, so che si raggiunge un momento in cui si tocca il fondo; da quel momento in poi accade qualcosa, scatta una molla che ti spinge di solito verso la guarigione o ti trascina verso la distruzione. Ma se quella molla non scatta, allora nonostante il migliore percorso di recupero, il malato rimarrà tale, almeno secondo me. Certo, un percorso forzato può dare comunque qualche speranza, ma se non c'è la volontà credo non ci siano i presupposti.
PS: Il migliore nuvolaman ovviamente è l'istruttore palestrato di The Lady, hai presente? Elevata, vorrei agguantarla!
Sei sempre così profonda e al contempo stemperi con qualche battuta, queste sono proprio le cose che ci accomunano... 💜
È assolutamente come dici...
Ed è così, serve la volontà si, ma da non sottovalutare é anche la capacità di riemergere dagli abissi che non è la stessa per tutti... l amore delle persone vicine rappresenta cmq la struttura di base principale su cui poter costruire nuovi e più forti "edifici"
Grazie ancora
💜