RAZZA, CULTURA, ETNIA

in #ita7 years ago (edited)

Buonasera Steemians, questa sera affronteremo un nuovo argomento che fa parte degli studi antropologici e riguarda la razza, la cultura e l'etnia.
Ebbene, iniziamo!

  • Il termine razza comparve per la prima volta nel 1500 per indicare un linguaggio, una discendenza, una forma di parentela. Soltanto nel 1900 ha assunto il suo attuale significato ossia: un gruppo di persone con caratteristiche fisiche, mentali e comportamentali che vengono trasmesse ereditariamente.

Il termine razza è strettamente connesso alle dottrine razziste che si sono affermate nel 1800 in Europa e negli Stati Uniti. La più celebre è quella del conte francese Gobineau, il quale nel 1856, pubblicò il Saggio sulla disuguaglianza delle razze umane spiegando tre punti fondamentali:

  1. Orrore per la mescolanza fra le razze.
  2. Al vertice vi è la razza bianca.
  3. Differenza biologica tra le razze .
    Gobineau era convinto in particolare che la razza bianca, che aveva dato origine ad una morale e ad una civiltà superiore, è stata via via sempre più minacciata da tante altre razze per indebolirne il patrimonio genetico .


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  • Il termine cultura si è sviluppato prevalentemente nel 1800. Durante questo periodo, gli antropologi erano sì influenzati dalle dottrine razziste, ma volevano anche studiare il concetto di cultura come un elemento di differenziazione tra gruppi sociali.
    Il termine cultura ha assunto una certa importanza sopratutto nel 1900 perché durante questo periodo sorse il cosiddetto relativismo culturale in base al quale non è possibile esprimere giudizi etici ed estetici al di fuori di un contesto culturale poiché è il contesto culturale a stabilire criteri di riferimento.

Qualsiasi tentativo di stabilire criteri di riferimento viene definito come etnocentrico. A parlare di etnocentrismo è stato lo studioso americano Sumner, secondo cui:

L'etnocentrismo è il punto di vista in base al quale il gruppo a cui apparteniamo è al centro del mondo.


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  • Il termine etnia per molto tempo è stato usato per indicare un atteggiamento discriminatorio, dispregiativo nei confronti di altre culture. Solo nel 1800 si afferma un uso neutrale di questo termine.

Oggi, nella nostra società, gli etnici sono gli altri, le minoranze, i poveri, gli arretrati. Le nozioni di etnico e di etnia corrono però il rischio della cosiddetta reificazione: queste nozioni vengono lette come se fossero su una cartina geografica. Come si può appartenere ad un solo Stato così si può appartenere ad una sola cultura e viceversa. Di questa reificazione è colpevole l'antropologia, la quale non ha fatto altro che naturalizzare le culture, e ci ha spinto a pensarle e a vederle come cose che esistono prima e indipendentemente dai processi storici.

Naturalmente un modello del genere non va bene nella nostra società, visto che è influenzata dal fenomeno della globalizzazione


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Tuttavia, è stato però dimostrato che nel linguaggio comune e nel linguaggio dei media, l'uso reificato persiste.
E' stato anche dimostrato che la cosiddetta reificazione viene teorizzata in formule e in pratiche neo-razziste come il cosiddetto razzismo differenzialista che non parla delle differenze naturali di cui aveva parlato Hitler perché comunque accetta il relativismo culturale in base al quale: ogni cultura ha la propria dignità. Però sostiene che la nostra cultura, i nostri valori e le nostre credenze, hanno una propria identità personale e quindi non vanno contaminati con gli aspetti di un'altra cultura.
Di questo ne ha parlato Lévi-Strauss, secondo cui:

E' importante conoscere un nuovo popolo, parlare con altre culture, ma fino ad un certo punto. Bisogna evitare le contaminazioni per non perdere il senso della diversità.

Il seguente discorso si collega ad altri due termini: razzismo e antirazzismo.
A studiare questi termini è stato lo studioso francese Pierre Taguieff, il quale ha individuato tre tipi di comportamenti alla base del'ideologia razzista:

  1. Categorizzazione essenzialista di un individuo o di un gruppo di individui, secondo cui "Nascere in un determinato modo significa essere e restare in quel modo".
  2. Stigmatizzazione: consiste nell'attribuire stereotipi negativi all'altro. In questo modo il nemico viene disumanizzato e ciò può portare ad atteggiamenti, comportamenti di violenza. Una conseguenza della stigmatizzazione è la mixofobia: paura per la mescolanza,per l' ibridazione con gli altri.
  3. Barbarizzazione, l'idea che ancora oggi ci sono culture, popoli non civilizzabili. Il barbaro è l'antitesi stessa della civiltà e, data questa idea, non è possibile creare un rapporto tra noi e questi popoli "primitivi" e viceversa.

Taguieff ha inoltre individuato tre tipi di azioni legate alle condizioni precedentemente descritte:

  • Persecuzione, segregazione, discriminazione.

  • Violenza essenzialista, rivolta ad una categoria in quanto tale.

  • Genocidio, ovvero, lo sterminio di tutti gli esponenti di una categoria sociale.

Non è facile riconoscere neppure l'antirazzismo il quale, non solo corre il rischio di utilizzare gli stessi strumenti del proprio avversario (razzismo) ma corre anche il rischio di riprodurre gli stessi atteggiamenti di categorizzazione, stigmatizzazione e barbarizzazione.
In questo modo si finisce per creare un nemico assoluto e astratto: la figura del razzista che rappresenta il male assoluto. E questo rischio vale anche per l'analisi culturale del razzismo che ha individuato forme di razzismo nella vita quotidiana, per esempio: nelle interviste, nelle pubblicità, nella comunicazione con gli altri. Tutto ciò che risulta essere antirazzista è quindi impregnato di stereotipi negativi che vengono attribuiti agli altri.
Sono state considerate inoltre forme di razzismo anche i pregiudizi sociali come la classica opposizione tra il bianco e il nero. Il primo viene inteso come simbolo del bene, della purezza e della perfezione, mentre il secondo viene inteso come simbolo del male, del peccato e della sporcizia.

L'invito che faccio attraverso questo articolo è quello di non giudicare mai l'altro, di non considerare inferiore un'altra persona. Siamo tutti uguali in questo mondo ed è importante, bello poter conoscere altre mentalità, altre tradizioni. Disprezzare qualcuno non porta a nulla. Nessuno è superiore o inferiore.
Spero che l'articolo vi sia piaciuto!

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articolo interessante. Meriterebbe forse un ulteriore approfondimento l'aspetto che sottolinea Levi Strauss relativo alla "contaminazione". Non è detto infatti che questo sottenda un giudizio negativo sull'altro, ma piuttosto una necessità di concepire un incontro mantenendo la diversità. Il rischio è altrimenti che l'integrazione sia fatta sempre a danno del polo più "debole". Non so, ma il tema è assai interessante. Ti inviterei a continuare la riflessione.

Ti ringrazio molto per il consiglio. Approfondiro' sicuramente l'argomento!😊

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