SELENYA: L’OMBRA DI SVADHISTHANA Capitolo 9 - MISSIONE

in #ita5 years ago

MISSIONE

18B323B6-F870-4B10-8FF0-3F5154B8AA7E.jpeg


the six shadows of the moon
(dettaglio)


2  0  1  9
watercolor on paper
armandosodano



I giorni successivi alla comparsa dello strabiliante seme di vetro e del misterioso inchiostro incantato furono, all'apparenza, null’altro che un ripetersi delle routine dei giorni precedenti. Lo spirito con cui ciascuno tornò ai propri compiti, però, era alquanto diverso. Seme e parole avevano cambiato ogni cosa. Scomparso ogni sospetto, dimenticata ogni perplessità rispetto al Kama tra Ravi e Arvinda, la coppia aveva ora acquisito un’immagine quasi mitica, per non dire mistica, agli occhi di tutti coloro che erano stati messi a conoscenza del loro rapporto e del loro ruolo nell’ottenere il seme di kundala, come era già stato soprannominato. Quale fosse lo scopo o anche solo il potere di quel seme, nessuno lo sapeva, ma la sua esistenza era sufficiente a riempire tutti di speranza e rinnovato entusiasmo.
L’inchiostro rinvenuto al Tempio, invece, costituiva un mistero ancor più curioso. Da un lato, era un indizio più concreto, un segno tangibile che ciò che stava accadendo non era una mera casualità, uno sconvolgimento puramente naturale dell’astro notturno: poteri ignoti e probabilmente nefasti minacciavano Selenya. Quelle parole erano indirizzate a qualcuno di specifico, un voi che forse sarebbe stato il salvatore di Selenya. E poi c’era il seme. Non poteva essere una coincidenza che il seme di kundala fosse giunto nelle mani dei giovani Diarchi proprio mentre l’antica magia dell’inchiostro si rianimava dopo secoli. Quella era la chiave dell'enigma. L’unico problema, ora, era capire come utilizzarla.

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

2ACBE3F7-1009-40CA-9B2C-7964172BE905.jpeg
Pixabay

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

“Notizie da Kasiha!” Esclamò il Rettore, entrando nel salone quasi correndo e brandendo alcune pagine tra le mani.
“Esimio Collega, contegno,” redarguì il Raja Senani. “State acquisendo una preoccupante propensione alle entrate drammatiche, Rettore.”
“Perdonatemi Senani, Vostre Maestà.” Il Rettore accennò un inchino. “Porto buone nuove: forse addirittura risposte.”
“Accomodatevi, Kamal, e spiegateci cosa intendete,” lo invitò Rania interessata. Tutti si voltarono verso il nuovo arrivato, che si accomodò al suo solito posto accettando con un cenno l’offerta di qualcosa da bere.
“Ebbene, Signori. Come immaginerete, intrattengo sempre una corrispondenza con i responsabili del Culto degli altri Regni, perlomeno quelli che si degnano di intrattenere rapporti esterni. Negli ultimi anni il Gran Zunika di Kasiha era molto in là con gli anni e il mio corrispondente principale era il suo Priore che, fortunatamente per noi, è succeduto al Maestro...”
“Per l’Amore, Rettore, la complicata politica di Kasiha è sicuramente affascinate, ma arrivate al punto,” esortò il Raja Senani, un po’ spazientito dalle apparenti divagazioni del Rettore.
“Ecco il punto: hanno anche loro dell’inchiostro magico che scrive parole sparse e apparentemente senza senso.”
Questa rivelazione lasciò tutti a bocca aperta, persino l’irreprensibile Raja Senani. Erano, per vero, ottime notizie che in parte confermavano una teoria già condivisa: il posizionamento delle parole sulla pergamena, sempre uguale ad ogni nuovo riversamento del magico inchiostro, suggeriva abbastanza chiaramente che quella fosse solo una parte di un messaggio. Fino ad ora, però, non era chiaro dove potesse trovarsi il resto. In quei pochi giorni, erano già stati rivoltati tutti i magazzini, laboratori e scaffali della città, in cerca di altre boccette magiche, ed emissari reali erano partiti per tutti i borghi e le ville di campagna del regno.
“Quindi le parti mancanti del messaggio si trovano negli altri regni!” Esclamò Kiran.
“Questo non possiamo saperlo con certezza,” intervenne Amal, “ma perlomeno sappiamo che una parte è a Kasiha. Rettore, il Gran Zunika ha condiviso le sue parole con Voi?”
“Purtroppo, ma comprensibilmente, no. Il pericolo che la missiva non arrivasse a me era alto e ciò che vi è scritto è comprensibile solo perché ci scriviamo ormai da tempo e conosco il suo stile. E perché anche noi abbiamo per le mani lo stesso mistero.”
“Allora temo sarà impossibile unire le parole per corrispondenza. Qualcuno di noi dovrà andare a Kasiha. O qualcuno di loro venire qui,” decretò Avati.
“È la medesima conclusione a cui è giunto il Gran Zunika e la condivido,” concordò Kamal. “L’ostacolo maggiore sono le frontiere sbarrate dal lato di Kasiha. Non credo che tra il mio omologo kasihano e l’Eccelso scorra buon sangue. E a Kasiha la magia è proibita.”
“Quindi dovremo andare noi,” concluse Avati. I presenti annuirono e Kiran si fece immediatamente avanti.
“Vado io, Madre. Di certo, non chiuderanno le porte del Regno all’Erede al Trono.”
“Non credo sia così facile, figlio mio. Sicuramente chi andrà avrà il pieno appoggio del Trono e porterà il nostro sigillo, ma temo non basterà, da quanto riportano o nostri emissari al confine.”
“Andrò io.” La voce di Arvinda, che raramente interveniva in tali riunioni, sorprese tutti.
“Assolutamente no, mia cara. Sarà un viaggio rischioso e non potrei saperti lontana.”
“Poco fa eri in procinto di partire tu stesso, mio caro, e non ti avrei fermato, per quanto soffra al pensiero di una nostra separazione. Ma Devi Rania ha ragione: non basterà presentarsi come membri della famiglia reale, perciò non ha senso che tu rischi in prima persona. Al di fuori di queste mura, nessuno sa chi sono diventata e nessuno dovrà saperlo. Io sarò meno esposta di te.”
“Arvinda non ha tutti i torti, Ravi. Né sarebbe giusto che entrambi vi separaste dal seme di kundala, sebbene mi sembri importante che inchiostro e seme rimangano uniti. Perciò uno di voi dovrebbe partire. Entrambi sarebbe troppo rischioso per il Regno e Arvinda può passare più inosservata di te.”
“Ma Arvinda…” Ravi cercava un valido argomento per controbattere e impedire la partenza dell’amata. “Arvinda, sai combattere?”
“Non bene, ma so difendermi se serve.”
“Ma non ce ne sarà bisogno, perché io andrò con lei,” si intromise Kiran. “Arvinda è perfettamente in grado di badare a se stessa, ma sarà comunque più sicura e meno appariscente viaggiando con me. A Svadhisthana il problema non esiste, ma nel resto di Selenya non è bene che una donna viaggi sola.”
Ravi intuiva di avere sempre meno possibilità di spuntarla e rivolse un ultimo, speranzoso sguardo ad Avati, rimasta sino allora in silenzio, contando che almeno lei condividesse i suoi timori.
“Ho una vecchia amica nella città di Ha, dove ha sede il Tempio del Gran Zunika. Non la sento da qualche tempo ma sono sicura sarà felice di accogliere i miei ragazzi.”
Ravi alzò le braccia al cielo sbuffando, sconfitto.
“C’è solo un ultimo problema, la magia,” aggiunse però Avati e Rania si rabbuiò.
“Avati ha ragione,” disse la Diarca. “Il nostro vantaggio, rispetto a un emissario kasihano, è poter utilizzare la magia per superare indisturbati il confine, ove ce ne fosse bisogno. Ma Kiran e Arvinda si sono risvegliati da poche settimane e, con tutto il trambusto che c’è stato, non hanno nemmeno iniziato l’addestramento al Tempio. Non credo siano ancora in grado di utilizzare il proprio potenziale.” L'ultima frase era stata pronunciata con tono leggermente interrogativo e un sorriso sulle labbra, quasi a non voler arrecare offesa ai gemelli. Kiran e Arvinda, però, non poterono che confermare la propria impreparazione.
“Se posso intromettermi,” disse il Rettore, “a questo potrei fornire io una soluzione. Il mio Vaila potrebbe unirsi a loro. Raramente il Tempio accoglie un devoto con le sue capacità magiche, è giovane e non stonerebbe accanto ai gemelli. E inoltre so che i ragazzi si conoscono bene, sono praticamente cresciuti assieme.”
La proposta fu accolta da un mormorio di consenso dai più anziani. Ravi sembrava sul punto di opporsi nuovamente e anche più fermamente di prima, ma Arvinda lo fermò poggiandogli una mano sul ginocchio. La sua espressione era cupa e pensierosa, ma un breve cenno del capo indicò a Ravi di desistere, confermato poi da uno scambio di sguardi con Kiran, altrettanto serio, che evidentemente era stato messo a parte dell’alterco tra Vaila e Arvinda del mese precedente. I gemelli contavano di poter gestire la presenza di Vaila e Ravi volle fidarsi di loro.
Così fu deciso che, di lì a pochi giorni i tre ragazzi partissero assieme per Kasiha.

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

6CFAD0E5-14C1-4B55-9945-F798DFD789D9.jpeg
Pixabay

₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪₪

Vaila rimuginava sulle parole dell’uomo dal mantello viola da più di dieci giorni, quando il Rettore tornò da Palazzo informandolo che di lì a poco sarebbe dovuto partire con Kiran e Arvinda per Kasiha. Ascoltò attentamente il racconto di ciò che era stato detto e deciso dai suoi superiori e, senza lasciar trasparire alcuna emozione, ringraziò il Rettore per la fiducia che gli dimostrava e confermò la sua disponibilità a partire. Rifiutò con garbo l’invito dell’anziano amico a trattenersi per un ultimo bicchiere e si ritirò nelle sue stanze a riflettere.
La verità è che non sapeva più cosa pensare. Il tradimento di Arvinda bruciava ancora, così come la perdita di ogni pretesa al suo corpo e alla sua verginità. Aveva perso il controllo al loro ultimo incontro e il suo orgoglio ne era uscito estremamente ferito, soprattutto per l’ovvio rifiuto della ragazza alle sue attenzioni. Avrebbe volentieri evitato di ritrovarsela davanti ancora a lungo, perlomeno fino a quando non fosse riuscito a superare questo tanto disprezzato desiderio per lei. Gli ordini dell’organizzazione, per quanto sgraditi nei modi e nei contenuti, pesavano però sulla sua coscienza, ma più passavano i giorni senza che Vaila trovasse il coraggio di riavvicinarsi alla giovane Diarca, più la sua furia si assopiva.
Ora, con la prospettiva di ritrovarsi nuovamente in compagnia sia di Arvinda che di Kiran, Vaila provava vergogna all’idea di dover affrontare le conseguenze delle sue precedenti azioni, ma ciò che più lo sorprese fu anche un vago senso di nostalgia. I gemelli gli mancavano. Dopo anni passati a crescere gli uni a fianco agli altri, raramente separati per più di qualche giorno e mai per scelta, queste settimane di silenzio forzato iniziavano suo malgrado a pesargli. Certo, Kiran aveva appena trascorso sei lune a Kasiha, ma la corrispondenza era stata regolare e, in ogni caso, Avati e Arvinda erano rimaste ad Adhisthana, punti fermi nella vita di Vaila, a lungo privo di altri riferimenti. Da quando aveva iniziato a evitare l’intera famiglia, dopo il Kama di Arvinda, Vaila si era sentito sempre più solo.

Alla fine fu Vaila a presentarsi ad Arvinda, la mattina successiva. Era necessario organizzare la partenza ma, più di tutto, era necessario riappianare i rapporti tra loro, prima di ritrovarsi ad affrontare assieme un viaggio rischioso e imprevedibile.
Yuva Devi, Vi ringrazio per avermi concesso udienza,” esordì non appena un servitore l’ebbe introdotto allo studio in cui si trovava Arvinda. La donna si era voltata verso di lui con un flebile accenno di sorriso sulle labbra, che morì al sentire queste parole. Vaila aveva pensato fosse meglio affrontare l’incontro con distacco, pur senza traccia dell’astio dell’ultima volta, ma la reazione di Arvinda lo fece ricredere immediatamente.
“Arvinda…” Pronunciò il suo nome con una certa titubanza. Arvinda non obiettò e Vaila cercò altre parole per porre rimedio alle precedenti. “Arvinda, sono sinceramente dispiaciuto di come sono andate le cose, al nostro ultimo incontro. Ti prego di perdonarmi.”
Arvinda lo fissò, cercando di capire quanto sincero fosse il suo pentimento. Ciò che vide dovette essere sufficiente, perché l’ombra del sorriso precedente torno ad illuminarle il volto.
“Ti ringrazio, Vaila.” Non disse altro e Vaila capì di non essere l’unico ferito nell’orgoglio. Arvinda si era già scusata con lui la volta precedente e lui gliel’aveva risbattuto in faccia. Non aveva intenzione di farlo di nuovo. Si fissarono per qualche momento ancora, poi Kiran, che aveva assistito alla scena da un lato dello studio, decise di aver dato loro abbastanza tempo per riabituarsi una alla vista dell’altro e suggerì di inziare a pianificare la loro missione. Vaila distolse lo sguardo per fissare l’amico. Non era molto, ma era perlomeno un inizio.


8CD26366-00D1-4F00-B2B5-6B724F6FA56C.jpeg


Selenya: Le sei Ombre della Luna


Le Sei ombre della Luna
@armandosodano

Un romanzo fantasy a puntate scritto da @mirkon86, @coccodema, @gianluccio, @acquarius30, @kork75 e @imcesca.
Per recuperare i capitoli precedenti e rimanere aggiornato sulle nuove pubblicazioni, segui il profilo ufficiale di @selenya

🔸

Cap. 1: Prologo pt. I
Cap. 2: Prologo pt II
Cap. 3: Risveglio
Cap. 4: Adulta
Cap. 5: Kama
Cap. 6: Amplesso
Cap. 7: Vaila
Cap. 8: Seme

Sort:  
Questo post è stato selezionato, votato e condiviso dal team curatori di discovery-it in collaborazione con la community di C-Squared Curation Collective. Puoi utilizzare il tag #discovery-it per rendere i tuoi post di facile reperibilità agli occhi dei curatori. Ti invitiamo inoltre a votare @c-squared come witness per supportare questo progetto.

This post was selected, voted and shared by the discovery-it curation team in collaboration with the C-Squared Curation Collective. You can use the #Discovery-it tag to make your posts easy to find in the eyes of the curator. We also encourage you to vote @c-squared as a witness to support this project.