Senza luce - Contest "Una biografia immaginaria"

in #ita7 years ago

8 marzo 2019 – venerdì

Il direttore della rivista che hai tra le mani avrebbe voluto intitolarlo “Diario di una non vedente”. Io mi sono incazzata quasi subito, e ho ribattuto che sull’indice, a pagine cinque, avresti trovato scritto “Diario di una cieca”. Perché odio i luoghi comuni e i giri di parole quando scrivo, e li detesto con più forza quando sono costretto a viverli.

Alla fine, abbiamo trovato una mediazione su “Senza luce”. Per me è sufficientemente reale e per lui è abbastanza politically correct. E’ così che nascono i titoli nel dorato mondo del giornalismo d’elite.

Non posso neppure vantarmi della commissione con gli amici; nell’intero panorama nazionale, gli scrittori ciechi si contano sulle dita di una mano, e le scrittrici non vedenti (e dai) sono ancora meno. Il mio merito? Un paio di romanzi abbastanza venduti, qualche apparizione televisiva dettata dal sensazionalismo e utile per consentirmi finalmente di dotarmi di un display braille da collegare al PC. Può sembrare curioso, ma non è complicato mandare a memoria la tastiera e la posizione dei tasti. E’ complicata la rilettura, la correzione, con quella voce sintetizzata che rilegge le mie parole con la stessa passione vocale di un meteorologo del TG5.

Per il comando “Salva con nome”, invece, vale ancora il microfono davanti alla bocca.

E così, da questa mattina mi pagano affinché tu possa leggere la storia di un fine settimana vissuto da una scrittrice cieca. Non ti senti fortemente responsabilizzato? Non senti prudere le dita, non senti la necessità di fotocopiare questo pezzo per distribuirlo ad amici e conoscenti? Non credi di sentirti già un uomo migliore?

Se le risposte a questi quesiti dovessero essere negative, ebbene, benvenuto nella mia vita, lettore ideale.

9 marzo 2019 – sabato

La vita deve essere ricca di amicizie, ed io ne ho. Ne ho di inanimate (un bastone bianco, leggero e flessibile), ne ho di umane e non (Leika, un pastore tedesco con la croce rossa sul dorso e nel cuore).
Fra gli amici umani, ci sono quelli normali – passeggiate, spesa con me al super, chiacchierata al bar – preziosissimi, dolci, insostituibili.

E poi ci sono gli amici pazzi.

Aldo è un amico umano pazzo, e oggi mi ha portato alla stadio.
Voglio dire, una cieca allo stadio. Come se nulla fosse: biglietteria (dove, con una certa ironia, mi hanno staccato un ridotto), scalinate, poltroncine. Al suo braccio, ma con il bastone in mano, e lui che sogghignava e mi descriveva le espressioni di stupore intorno a noi.
Nella mezz’ora di attesa, prima dell’inizio delle ostilità, Aldo mi ha raccontato tutto della sua squadra e degli avversari. Classifica, precedenti, giocatori di spicco, vecchie glorie. Mi ha descritto il riscaldamento, e di come quelle maglie rosso acceso spiccassero senza stonare sul prato verde illuminato dai riflettori.

Ha narrato per me l’ingresso delle due formazioni, le foto di rito, il controllo delle reti alla ricerca di falle ingannatrici.
Ed io ho iniziato ad ascoltare la folla. A comprendere, dal silenzio carico d’ansia e dall’eccitazione delle urla, se la fase di gioco fosse favorevole o meno alla squadra della nostra città. A riconoscere il rumore che fanno dodicimila contemporanei sospiri di sollievo. Ad aspettare, con ansia persino crescente, che lo stadio scoppiasse di un’unica incontenibile felicità.

E quando Aldo ha interrotto a metà una frase (una intera radiocronaca, la sua, solo per il mio orecchio), quando a sei minuti dalla fine è esploso un boato, ho urlato anche io.

Aldo dice che porto fortuna, e che per il mio compleanno mi regalerà un abbonamento.

10 marzo 2019 – domenica

Ci sono giornate in cui ti svegli per un motivo ben preciso.
Oggi è il giorno in cui mettere in versi sensazioni, emozioni, momenti.

E luce non fu

non so dir cosa sia fotografia
non so una foglia
non so cos’è un sorriso

conosco bene carezze sul mio viso
conosco ancora viaggi della fantasia

E luce non fu
non ho mai visto garrire una bandiera
non vidi mai da occhi non creati

conosco invece respiri emozionati
quando rinfresca l’inizio di una sera

E luce non fu
ma non cercare di leggere il mio cuore
chiudi i tuoi occhi, ascolta i miei pensieri
cerco di vivere, oggi dopo ieri
perché resisto, non voglio cedere al dolore

E luce non fu
e fatalmente, non lo sarà mai

11 marzo 2019 – lunedì
Ho scritto di respiri emozionati, ieri; ho scritto di cuore, di viaggi della fantasia.
Siete tutti lì, ad aspettare che io mi compatisca. Siete lì da qualche minuto a leggermi, attendendo l’urlo soffocato di un dolore troppo profondo, di una solitudine insopportabile, vero? Confessatelo, cosa vi può costare?

No. In questa serata che volge al notturno non mi va di darvi ragione. Ho occhi molto più profondi dei vostri, lo sapete?
Sono occhi con cui vedo ogni particolare. Sono occhi con cui, terminato il Marlborino post-amore così tipica dei film che guardate, provo a immaginarlo andare via. Senza chiedermi se questo incontro sia stato soltanto l’incrocio di due corpi che si cercavano, o qualcosa di più. Senza domandarmi se lui sia entrata nel mio letto per un gesto di pietà, di passione, di commozione o chissà che altro. Non lo voglio sapere.

Lui è bellissimo. Non posso sapere quale significato attribuiate voi a questo termine.
Per me, per me è un misto di profumi avvertiti e colori soltanto immaginati, di immagini della mente e di tessuti pelle capelli labbra ciglia soltanto sfiorate. Di risate soffocate nei baci, di chiacchiere inutili davanti a un bicchiere di bianco. Tutto questo lo rende vivo, presente, bellissimo.
Sta andando via, proprio adesso.

Ma prima di andarsene, mi ha chiesto di restare immobile per qualche minuto. Ho sentito il rumore, costante, di una penna su un foglio. Ho avvertito i suoi occhi puntati nei miei; inizialmente credevo stesse semplicemente scrivendo, poi – nel silenzio quasi assoluto che ci circondava – ha mormorato semplicemente “Ti sto disegnando. Nel buio e nella luce, ti sto disegnando”.

Lo strappo della pagina, un bacio rapido sulle labra, un foglio tra le mie mani, la porta che si apre e il rumore dei passi sulle scale.

Un ritratto per una scrittrice cieca. Devo chiamare Aldo, domani, e chiedergli di incorniciarlo e appenderlo lì, vicino alla foto dei miei.

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Immagine concessa dall'autrice del contest

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Grazie per il tuo contributo @capitolo23!

Grazie a te per l'idea!

Che concorrenza che ho per il contest!
Complimenti!

Complimenti capitolo23
Per il personaggio che hai creato, per il tuo modo di scrivere e per l'architettura del racconto.
Ciao grazie del post 👍

grazie davvero @etn0!

Mi piace come hai impostato il racconto!

È bellissimo. La partita, la poesia senza luce, i pensieri, la scrittura, l’amore. Che poi illumina sempre. Chapeau!

Sto leggendo i contributi al contest e scopro tante perle. Come questa. Brava :)