Armi, libertà, videogiochi e violenza: stiamo perdendo di vista il vero problema
Il dibattito sul possesso e sul controllo delle armi da fuoco, negli Stati Uniti, riesce sempre a mostrare le numerosi contraddizioni di una Nazione che ha fatto della libertà la propria bandiera.
Una doverosa premessa prima di andare avanti: non mi considero un videogiocatore incallito, quindi il discorso della violenza nei videogiochi non mi tocca personalmente. Tuttavia, sono fermamente convinto che, sia tra chi si prodiga per difendere il diritto di ogni americano di girare con le tasche piene di armi e chi, invece, ritiene che pistole e fucili siano da vietare senza distinzioni di sorta, si stia perdendo di vista il vero problema.
Stati Uniti d’America: la patria della Libertà… che dovrebbe finire dove comincia quella degli altri
Solo dall’inizio di questo 2018, sono già state segnalate oltre 60 mass shootings. Proprio durante la stesura di questo post, ad esempio, è arrivata la notizia dell’ennesima sparatoria in una scuola superiore, nel Maryland. A riaccendere, però, il dibattito sul gun control è stata la sparatoria avvenuta lo scorso 14 febbraio a Parkland, in Florida, dove hanno perso la vita 17 persone e che è stata considerata una delle più gravi dopo quella di Sandy Hook.
Così, il dibattito pubblico si è diviso tra chi desidera un maggiore controllo sulle armi, o addirittura vietarle completamente ai privati cittadini, e chi, invece, vorrebbe iniziare ad armare anche gli insegnanti, incolpando Obama per aver messo a repentaglio le vite degli studenti trasformando le scuole in Gun-Free Zones. Come se non bastasse, poi, c’è chi ha puntato il dito contro le presunte simpatie socialiste dell’attentatore, tale Nikolas Cruz.
Questo perché, se sei Repubblicano, chiunque abbia idee diverse dalle tue è sicuramente un pericoloso socialista (ovviamente vale anche il contrario, e la politica italiana è un chiaro esempio di questo fenomeno).
Inutile cercare di ragionare, comunque, con chi ha idee così radicate e così poca voglia di accogliere e comprendere idee diverse dalle proprie. Radicate, sì, perché il diritto per ogni cittadino americano di possedere un’arma risale al XVIII secolo, quando venne scritta la Costituzione degli Stati Uniti d’America.
Il secondo emendamento, infatti, recita:
A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, the right of the people to keep and bear Arms, shall not be infringed.
L’idea dietro questo emendamento era che, per rendere la Nazione davvero libera, ogni cittadino doveva avere il diritto di difendersi dai colonizzatori, popolazioni indigene ed altri pericoli esterni. Tutto questo dimenticando che, ad avere il diritto di difendersi dai colonizzatori, erano quelle stesse persone che, nei secoli precedenti, erano stati a loro volta colonizzatori.
E sono state proprio queste idee così radicate, sancite da un documento scritto in un’epoca ormai lontana, a creare una delle più potenti lobby americane.
I videogiochi violenti: sono loro il problema?
Dopo avvenimenti come questi, però, si cerca sempre un capro espiatorio. In questo caso, la colpa è stata data ai videogiochi (ed in parte anche al cinema), colpevoli, secondo Trump, di esaltare la violenza e di alterare le menti dei giovani.
Poco importa se già in passato numerosi studi avessero dimostrato la non veridicità di questa tesi: il 45esimo presidente degli Stati Uniti, infatti, ha organizzato, lo scorso 8 marzo, un incontro con dirigenti di aziende videoludiche, associazioni di genitori e membri del Congresso, mostrando loro un video costituito da filmati presi da alcuni videogiochi.
Tuttavia, non sono i videogiochi violenti, né il modo in cui essi esaltano questa presunta violenza, ad essere un problema. Se un ragazzo di 17 anni non è in grado di distinguere un videogioco (o un film) dalla realtà, non è in possesso delle facoltà mentali che lo rendono idoneo a detenere un’arma.
Esattamente come possedere un’auto, anche il possesso di un’arma da fuoco andrebbe regolamentato: chiunque, raggiunta la maggiore età, può guidare un’auto, a patto di sostenere una serie di esami che dovrebbero, almeno in teoria, verificare le capacità del futuro automobilista.
Certamente, un maggiore controllo su chi può e chi non può guidare un’auto non basta a limitare il numero di incidenti. Allo stesso modo, un maggiore controllo sul possesso delle armi, da solo, non sarebbe in grado di porre fine ad eventi come questi, pur riducendone sensibilmente il numero.
L’esaltazione della violenza
La violenza viene spesso esaltata, è vero. Ma non dai videogiochi, nemmeno da quello più violento che possa venirvi in mente. È la società contemporanea, e quella americana in particolare, dove viene vietata la vendita degli ovetti di cioccolata perché pericolosi per i bambini, ai quali vengono poi regalate delle armi appositamente create per loro, ad esaltare la violenza. È una società fatta di persone che si fotografano felici con un fucile d’assalto in mano, che vede la guerra come massima forma di amore per la patria (perché ehi, stiamo esportando la democrazia), a costituire un problema.
E allora, forse, deve essere questa società a cambiare, a trovare il giusto compromesso per garantire a chiunque la propria libertà, che comprende anche il poter andare a scuola con la sicurezza di tornare a casa vivo.
Fonti ed approfondimenti:
- Secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti - Wikipedia
- School shootings in America since 2013 - EveryTownResearch
- Mass Shootings Tracker
- Il video usato da Trump per mostrare che i videogiochi sono troppo violenti - Il Post
Ottimo articolo e sono anche io d'accordo con te.
@nawamy, i divieti sono aggirabilissimi, come potrai immaginare.
Non avere il videogame per vedere su youtube i gameplay...siamo la ;)
Aggiungo che il tronfio ha dato più di una dimostrazione di violenza verbale che difficilmente si coniuga con un capo di stato
Lo so, infatti il maggiore controllo sarebbe uno specchietto per le allodole. Il problema è più vasto e riguarda la società tutta, di difficile gestione purtroppo. Ma non andrebbe affrontato in questo modo. È come se dicessi: chi ha problemi di sensibilità ai denti non può mangiare con piacere alcune pietanze fredde; bene, invece di promuovere campagne per convincere le persone ad andare dal dentista, dico che il vero problema è il gelato. XD
Ps: senza gelato io non sopravvivo due giorni.
Vedi? Poi diventi violenta ;)
🍧
La tua riflessione è molto interessante. E concordo con te, non è il videogioco il motivo della violenza, la ragione va ricercata altrove.
Ad ogni modo, io non riesco proprio a vedere sangue neanche nei videogames, a meno che non si tratti di roba splatter, ahahah! L'unica cosa che valuterei è la possibilità di inserire limiti di età per l'acquisto di alcuni che magari non sono vietati ai minori ma contengono scene un po' crude. Si tratta solo di un'idea, so che già esiste una forma di controllo in materia. Ma se si parla di videogames, allora perché non condannare anche i cartoni animati, le serie televisive, i libri, perfino i reportage giornalistici...insomma, è un discorso che anche secondo me non ha senso.