Disturbi dell'Immagine Corporea: 2) I Disturbi del Comportamento Alimentare

in #ita7 years ago (edited)

I Disturbi del Comportamento Alimentare costituiscono l'insieme di tutte le sindromi psichiatriche che si manifestano attraverso un comportamento alimentare disturbato, ovvero l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi dell'alimentazione non altrimenti specificati.

Sebbene essi non possano essere considerati prettamente come disturbi dell'immagine corporea, un ampio numero di indagini ha confermato il ruolo importante che la sua alterazione ha, tanto nel loro sviluppo quanto nel loro mantenimento; in modo particolare nel caso dell'anoressia nervosa.

Il termine anoressia si riferisce alla perdita di peso, mentre il termine nervosa, indica le motivazioni emozionali di tale disturbo: i soggetti anoressici infatti non perdono l'appetito, ma digiunano volontariamente per una morbosa paura di acquisire peso.

Il DSM-IV-TR individua i seguenti criteri diagnostici:

  • rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per età e statura;

  • intensa paura di acquisire peso o diventare grassi anche quando si è sottopeso;

  • alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo e relativa influenza sui livelli di autostima;

  • rifiuto di ammettere la gravità della condizione di sottopeso;

  • amenorrea nella donna(assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi).

Per quanto riguarda la bulimia nervosa, essa è invece diagnosticata sulla base della presenza di:

  • abbuffate ricorrenti (caratterizzate dal fatto di mangiare in un definito periodo di tempo una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggiorparte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili, oltre che dalla sensazione di perdere il controllo durante l'episodio) che avvengono mediamente un paio di volte a settimana per almeno tre mesi consecutivi;

  • ricorrenti condotte compensatorie per prevenire l'aumento di peso ( vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, digiuno, esercizio fisico eccessivo) che avvengono mediamente un paio di volte a settimana per almeno tre mesi consecutivi;

  • livello di autostima altamente dipendente dal peso-forma.

Benché il soggetto abbia un peso normale è presente un calo ponderale, ma in alcuni casi il ciclo ricorrente e prolungato di abuso di cibo e condotte compensatorie può portare ad anoressia o lieve obesità.

Tra gli elementi che predispongono il soggetto alla Manifestazione dei DCA vi sono fattori biologici, psicosociali, culturali, stile di attacamento, disfunzione della regolazione affettiva, storie familiari, caratteristiche relazionali e personologiche (insicurezza, perfezionismo, aspetti ossessivo compulsivi, scarsa autostima e senso di autoefficacia, scarsa capacità di tollerare la frustrazione).


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Gordon inquadra i disturbi alimentari tra i “disturbi etnici del nostro tempo”, affermando che essi esprimono, a livello sintomatico, le contraddizioni dell'identità femminile nelle società contemporanee.

Spesso infatti, è proprio dalla speranza di separarsi dall'umiliante condizione che un corpo vissuto come brutto detrmina, ed arrivare ad una dimensione estetica appagante, che parte la spinta ossessiva verso le iniziali diete e rinunce al cibo che si trasformeranno nei feroci rituali di affamamento tipici di questi disturbi.

Il criterio che orienta questo percorso è quello della coincidenza tra bellezza e magrezza, che però viene estremizzato al punto da giungere ad un integralismo sordo a qualsiasi ragione, perfino a quelle di natura estetica.

È così che si approda ad un ideale di evaporazione del corpo, che si disincarna, sparisce; ...e bello diventa ciò che consente di elevarsi dalla costrizione del corpo.

In tal senso il concetto di bello, in queste persone, entra in collisione con l'ideale stesso del bello socialmente condiviso.
Si afferma una sorta di bellezza propriocettiva, legata cioè esclusivamente al proprio sentire, al proprio giudizio, disinteressata alle parole dell'altro e indifferente alla stessa immagine riflessa nello specchio.


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L'immagine del proprio corpo infatti, se non è sostenuta dall'esperienza di un sostegno simbolico ricevuto dall'altro significativo che vada a fondare un sano narcisismo (ovvero una capacità di amare sufficientemente sé stesso e di conseguenza anche la propria immagine), rischia di includere in sé uno sguardo di costante disapprovazione.

Nell'universo estetico interno si viene così a demarcare, nel modo di abitare il proprio corpo, una linea di confine tra agio e disagio, dove l'agio coincide con uno stato di accettazione, soddisfazione e confortevolezza, che si specchia e rispecchia in un buon rapporto con il proprio corpo e le sue forme; mentre il disagio si radica nell'incapacità di riuscire a “sentirsi bene nella propria pelle”.

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Grazie per la lettura.

Per chi volesse approfondire le dinamiche psico-sociali che girano attorno all'argomento, può trovare interessanti i seguenti post.

Dismorfofobia
https://steemit.com/ita/@aditili/i-disturbi-dell-immagine-corporea-1-la-dismorfofobia

Identità
https://steemit.com/ita/@aditili/io-sono-cio-che-penso-che-tu-pensi-che-io-sia

Desiderio mimetico
https://steemit.com/society/@aditili/social-media-sharing-i-can-t-get-no-satisfaction-eng-ita

Percezione dei volti
https://steemit.com/neuroscience/@aditili/il-nostro-cervello-e-la-percezione-dei-volti


Fonti bibliografiche:

Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 4th Edition text revision. American Psychiatric Association.

I disturbi dell'immagine corporea, diagnosi e trattamento. Dettore, D.

Anoressia e bulimia. Anatomia di un'epidemia sociale. Gordon, R.

Il disagio della bellezza. Mierolo, G. Rodriguez, M.T.



Le immagini sono tutte libere da copyright e/o etichettate per il riutilizzo.

Fonti immagini

https://pxhere.com/en/photo/478715

https://pixabay.com/it/pesatura-scala-salute-donna-818694/

By Angie vite [CC BY-SA 4.0], from Wikimedia Commons

https://pixabay.com/it/ragazza-palloncino-comporre-bambino-2934257/

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Ciao! Ottimo post ed ottime riflessioni. La frase "un corpo vissuto come brutto" credo racchiuda l'essenza del disturbo: non c'è bello o brutto in sè, ma solo il tuo modo soggettivo e personale di vivere ciò che vedi.
Dopo il commento-testimonianza di @nawamy, poi, c'è poco da aggiungere, se non che, a quel che ne so, le anoressiche gravi hanno ormai superato il desiderio di magrezza, incentrandosi piuttosto su una sorta di sentimento di onnipotenza derivante dallo smisurato controllo sulle proprie pulsioni naturali (nutrirsi). Che forse, però, nasconde una sorta di bisogno di autodistruzione, di lento suicidio: divento così sottile fino a che scompaio.
Infine, un piccolo appunto scientifico: da vari anni ormai è in uso il DSM-5, che ha apportato un'importantissima modifica ai criteri da te elencati, venendo finalmente a decadere il criterio dell'amenorrea: precedentemente, pazienti francamente malate non potevano venire diagnosticate e quindi accedere ai servizi dedicati perchè continuavano ad avere la mestruazione.

Ti ringrazio infinitamente per aver letto l articolo, per le tue osservazioni, e per il tuo apprezzamento! 😊
Si so del DSM V, ma purtroppo a casa ho solo l edizione precedente il DSMIV Tr, acquistata durante il periodo universitario.
Purtroppo al momento non mi dedico alla professione, così non ho continuato ad acquista re i manuali nelle nuove edizioni, ma spero tanto che non sia così per sempre...
Ti ringrazio ancora!
Buona Domenica
😊

Terribile malattia (si dice malattia giusto?), con cui indirettamente ho dovuto combattere. Davvero tremenda.

Ma, personalmente in realtà non amo molto il termine malattia, immagino sia più corretto distrurbo... ad ogni modo si, è davvero dura, per chiunque ne sia coinvolto direttamente o indirettamente... poi è solo una grande forza interna, e un forte amore esterno che riescono a sconfiggere questo, come tanti altri tipi di mali dell anima...
Grazie per la lettura e il commento TheMad

Per lavoro e studi ho a che fare con le relative problematiche.
Il mio pensiero personale : l'errore più grande è quando affermiamo che la colpa è dei modelli.

Sicuramente è così ma nel quotidiano noi li rappresentiamo, gli diamo forma e vita. Anche noi (non tutti per carità) guardiamo solamente ciò che è bello o modello, di cosa ci lamentiamo?

Cosa più grave, non solo guardiamo ma scegliamo..
Abbiamo questa vile tendenza, ma ci piace pure sentirci profondi.
L'essere umano, signori.

Infatti, certo è che la colpa non è dei modelli, ma essi sono quelli che rendono il terreno fertile per far si che certe situazioni germoglino e si sviluppino...
Perfino le scelte, sono abbastanza condizionate dai modelli, modelli familiari in primis.
Non credo nella scelta libera e consapevole, avulsa dai condizionamenti, allo stesso modo non credo nella responsabilità individuale, nel bene e nel male, al 100%... anzi ti dirò di piu... a mio parere ciò significa sopravvalutare l essere umano.

Argomento difficile quello che hai affrontato e ultimamente affiorano sempre malattie nuove legate all’alimentazione.
Purtroppo sono malattie difficili perché il male parte da dentro di noi, come un mostro che si annida e cresce giorno dopo giorno dandoci una visione del nostro corpo errata!

E soprattutto per quanto le persone vogliano aiutarti dipende sempre da chi ne soffre, solo lei/ lui può salvarsi, in questo caso è un percorso che deve fare la persona che decide di volersi salvare.

Bel post Cara ❤️

Mia commare come me sa essere davvero profonda... hai perfettamente ragione, l immagine del mostro che si annida prima timidamente dentro di noi per poi prendere campo e controllo nella intera sfera di vita, è proprio perfetta, per qualunque tipo di disagio psicologico.
Ogni dinamica psichica è anche una dinamica sociale, ma una volta scattata la molla del disagio psicologico, come ben dici, anche se l ambiente circostante si rimodula e prova a darsi una nuova forma, sarà comunque dentro di sé, che il soggetto dovrà trovare la forza per rinascere dalle ceneri come una fenice
Grazie mille

Siamo in bilico tra serietà e comicità e il giusto compromesso è sapere quando usare una o l’altra. Anche perché se ci prendiamo troppo sul serio diventa insostenibile, bisogna sdrammatizzare!

Tua Commara ❤️

Anoressia, bulimia, è sempre il cervello che influisce! quando si dice Menta sana in corpore sano. un saluto @giornalista

Individuo e società, uomo e ambiente, corpo e mente, mente e cervello; c'è sempre un interconnessione e una serie di influenze reciproche in cui nulla può essere escluso ne da cause ne da conseguenze.
Grazie mille sempre per il tuo supporto caro @giornalista
Un abbraccio 😘

Articolo estremamente interessante aditili
Così come la prima parte pubblicata qualche giorno fa. La nostra mente è straordinariamente forte. Questo purtroppo vale sia nelle sue capacità di sviluppare delle risposte in senso positivo, che nel svilupparle ossessivamente in senso negativo.
Sarebbe bello avere il sostegno di persone attente e capaci ad individuare i primi sintomi del problema, per poter intervenire in una fase dove c'è più probabilità di aiutare la persona

Ciao grazie del post👍

Ti ringrazio etn0, sia per l'apprezzamento che per il sincero interesse.
È come tu dici, e la diffusione della conoscenza di sintomi e conseguenze è una delle prime forme di prevenzione che si possa fare:
Infatti da parte di chi ne soffre può essere un incentivo a chiedere aiuto senza vergogna e da parte di chi fa parte dell ambiente familiare o amicale del soggetto può essere un modo per accorgersi di ciò che sta succedendo.
È pur vero che non risulta così semplice, visto che spesso le dinamiche emotive nascono proprio in seno a quelle che ruotano all ambiente più intimo...

Negli ultimi anni si è aggiunta anche la Bigoressia, diffusa per lo più nel bodybuilding

Si è vero! Bravissimo Gabriele, osservazione pertinentissima, tant'è che la bigoressia è anche chiamata "anoressia inversa".

Ne ho parlato nel post precedente sul dismorfismo corporeo.

Un abbraccio e grazie pervla lettura e il commento 😘

Carissima, il tuo articolo mi è piaciuto davvero molto, perché riesci a trattare di un argomento che mi tocca a livello personale - come ti ho detto più volte - con il tuo fantastico "distacco scientifico". I disturbi dell'alimentazione sono una piaga della modernità, purtroppo. Ci incappano le donne, che sono belle solo se magre e perfette, senza rotolini di ciccia, senza rughe e senza cellulite, ma ne restano vittima anche gli uomini, che si affliggono spesso per altre ragioni legate ai canoni estetici del maschio macho.

Questo argomento mi tocca personalmente, perché ho sperimentato anoressia e bulimia in adolescenza (come molte ragazze, quella è un fase di cambiamento e difficile da affrontare, a volte). E mi piacerebbe condividere qualcosa di questa esperienza della mia vita, qualche accenno. Senza sofferenza o autocommiserazione, soltanto ai fini scientifici insomma :P

Le motivazioni per cui ho cominciato a ridurre progressivamente le dosi di cibo ingerito sono varie e tu, in realtà, le citi tutte: storie familiari (bruttine ma non gravissime), insicurezza, perfezionismo, aspetti ossessivo compulsivi, scarsa autostima. Perfezionismo prima di tutto. Disapprovazione, anche, che provavo nei miei confronti e un senso di inadeguatezza che mi perseguitava. Mi sentivo inadatta, brutta, indesiderabile e, avendo subito un trauma da bimba, non volevo diventare donna proprio per nessuna ragione al mondo: rifiutavo le forme curve, amavo le spigolosità delle mie ossa.

Per fortuna, ho superato il problema, grazie al supporto della mia famiglia, del mio fidanzato e dei miei amici, ma anche grazie ad una splendida psicologa.

Per la mia esperienza, il problema nasce spesso quasi per caso, nel senso che, nel momento in cui si riuniscono tutti i tasselli che possono farlo nascere, casualmente cominciamo a mangiare di meno: una cucchiaiata di pasta in meno, il primo giorno; poi dimezziamo le dosi, poi eliminiamo la pasta, poi saltiamo i pasti e mangiamo solo cibi leggeri e digeribilissimi; facciamo come i pulcini, bocconi piccoli piccoli. In altri casi, vediamo una persona amica o famosa adottare comportamenti anomali e pensiamo di copiarli. E tutto ha inizio.

Dopo quel momento iniziale, tutto diventa un vortice e il cibo, anche se rifiutato, diventa un'ossessione; inoltre, anoressia nervosa e bulimia sono spesso mischiate e alternate: persino una persona inflessibile a volte perde il controllo e mangia qualcosa di troppo; da anoressica, avevo spesso delle crisi di fame e mangiavo compulsivamente qualsiasi cosa mi capitasse a tiro (lontana dagli sguardi altrui, sempre), per poi vomitare tutto subito dopo e sentire una piacevole sensazione di sollievo: ero stata in grado di punirmi per il mancato controllo.

La parte più brutta di queste malattie è che si innescano comportamenti autodistruttivi ed asociali, per vari motivi: la vergogna di mangiare pochissimo e di doversi sempre giustificare per la mancanza di appetito, lo stress di dover mentire agli eventuali commensali, negando l'esistenza di un problema che è palese a tutti ma che non si può ammettere; l'ansia di dover mangiare per forza e poi cercare un bagno per cacciar via quel riempimento non voluto.

Io ho impiegato anni per tornare a mangiare a tavola, in compagnia. Ora godo di quella tavola imbandita e della compagnia di chi mangia con me e condivide quel momento ,con maggiore consapevolezza, forse, ma non è da sottovalutare questo aspetto dell'isolamento progressivo; è come se ci si richiudesse a riccio e si rimanesse soli con se stessi; ma noi siamo il nostro mostro e se ci priviamo del contatto con gli altri rischiamo di autodistruggerci con un'efficacia incredibile. Si allontana l'altro, che è proprio l'unico che può salvarci se solo tendiamo la mano.

Scusami per il commentone, spero di non averti annoiato! Il tuo articolo è come sempre molto ben fatto; l'argomento è una bella gatta da pelare ma sempre attuale. Scommetto che su dieci persone, almeno 7/8 hanno avuto problemi alimentari e magari alcune ci sono ancora invischiate.

Ho visto di recente un film molto bello sul tema, te lo consiglio, ma è una roba pesantuccia: To The Bone.

Grazie

Grazie a te, per le tue speciali riflessioni e soprattutto per aver condiviso un piccolo pezzo di te stessa, a volte piu utile di qualunque disquisizione teorica per chi voglia avvicinarsi all argomento o per chi abbia bisogno di capire qualcosa in più delle emozioni che, attorno a queste situazioni, girano e si sviluppano, ma soprattutto per dare una testimonianza di forza e speranza.
Qualunque difficolta si affronti, s in qualunque modo si sviluppi, c è sempre un modo per uscirne vincenti.
Il film lo conosco si ma non l ho ancora visto.. Ancora per poco 😉
Grazie ancora 😘

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