SERIE A CHRONICLES - Giornata 5 - Day 5 [Multilanguage]
Copertina realizzata sul sito www.canva.com. Fonte immagini YouTube: Gabbia, Conte, Tifosi Como, Juric, Esposito
GIORNATA 5 |
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Signore e signori, si aprano i cancelli, si facciano tornare "tifosi" i "simpatizzanti" e ripartano i caroselli! Quando la Serie A sembrava aver toccato la punta stagionale di stranezza più elevata, con l'Udinese capolista solitaria al termine della quarta giornata, questa domenica ci ha portato a superare i confini dell'immaginabile, regalandoci risultati a sorpresa e una squadra di nuovo in vetta alla classifica dopo 47 anni.
In realtà il Torino FC è di fatto un'altra società rispetto a quel Torino Calcio, fallito nel 2005 per debiti (ebbene sì, all'epoca i controlli finanziari si facevano davvero), ma se vogliamo farci andar bene la versione della continuità sportiva, comprata da Cairo per la sua nuova squadra, l'ultima volta che i granata si sono ritrovati in testa si viveva la diciassettesima giornata del campionato 1976-77.
Decisamente un'altra epoca: Torino era la capitale del calcio, nelle scuole cittadine i ragazzini si dividevano esclusivamente in tifosi di Juve e Toro e le due squadre erano destinate a contendersi quello scudetto, con il successo finale dei bianconeri a vendicare l'esito opposto del campionato precedente.
Sistemata la storia, arriva il presente. Il Torino FC è riuscito a sbancare un campo difficile come il Bentegodi di Verona con pieno merito, sfoderando una buona prestazione globale, ma di certo la strada si è presentata in discesa già al ventesimo minuto, quando sul risultato di 1-1 il "veronese" Dawidowicz ha colpito con una gomitata in piena area di rigore Sanabria, meritandosi il cartellino rosso.
Difficile prevedere come sarebbero andate le cose in parità numerica, ma altrettanto complicato negare che, in queste prime giornate, la dea bendata abbia mantenuto un occhio di riguardo per Vanoli e i suoi, tornati tuttavia immediatamente sulla Terra già ieri sera, quando la sconfitta casalinga per 1-2 rimediata con l'Empoli è costata l'eliminazione precoce dalla Coppa Italia.
In ogni caso, almeno fino alla prossima settimana, in Serie A toccherà ai Cairo Boys guardare tutti dall'alto, cosa che fa sembrare ancora più grottesca la manifestazione di protesta svolta nei confronti del presidente nelle scorse settimane.
Anche perché ora che i vari Walukiewicz, Maripan e Ché Adams si sono trasformati da "bidoni" in "fenomeni" in meno di un mese, chi alzerà la mano tra i tifosi per dire che effettivamente le tempistiche non sono state propriamente indovinate?
Ancor prima che arrivasse la notizia dall'UEFA del cambio di sede per la finale di Champions League del 2027, tolta al Meazza e riassegnata a stadio da destinarsi, Inter e Milan hanno vissuto l'ennesima notte da derby settembrino, come ormai curiosa abitudine degli ultimi calendari.
Le due squadre ci sono arrivate con umore diametralmente opposto: l'Inter, grazie all'ottimo pareggio ottenuto sul campo del Manchester City, aveva archiviato in fretta la mezza delusione del pareggio con il Monza, mentre i rossoneri stavano vivendo il momento più delicato della stagione, dopo la disfatta patita nella notte europea con il Liverpool.
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Ma il calcio è meraviglioso proprio perché sempre pronto a sovvertire aspettative e pronostici. Dopo un primo tempo equilibrato, terminato sull'1-1, sono stati i rossoneri a ripresentarsi meglio in campo e a sfiorare il goal in almeno tre circostanze, prima del colpo di testa di Gabbia che a tempo quasi scaduto ha deciso il match.
Preoccupante l'involuzione nerazzurra nella ripresa, simile a quella vista la settimana scorsa sul campo del Monza. Ancora una volta al centro della critica è finito Simone Inzaghi, accusato di aver snaturato la squadra dopo i cambi avvenuti nelle prime fasi del secondo tempo.
L'Inter rimane a mio avviso l'unica vera favorita per la conquista del titolo. Pur in un inizio di stagione non propriamente esaltante, come la macchina da guerra nerazzurra ci aveva abituato, le distanze in classifica con le più accreditate rivali sono ancora minime: tra il Napoli e le due milanesi ci sono appena due punti di differenza, con in mezzo la Juventus.
Di un bel campionato combattuto, dopo le ultime due stagioni, ne avremmo tutti un gran bisogno.
Dopo un avvio scintillante della linea offensiva, la Juventus si è letteralmente inceppata in avanti e chiude la terza partita di fila in Serie A sullo 0-0. Ma il bicchiere è decisamente "mezzo pieno" per Thiago Motta, per una lunga serie di motivi.
Innanzitutto la Signora rimane, insieme alla già citata capolista e al sorprendente Empoli, non solo ancora imbattuta dopo cinque gare di campionato ma anche l'unica squadra dei grandi campionati d'Europa a poter conservare la porta inviolata.
La difesa si regge su uno straordinario perno centrale di nome Gleison Bremer, capace ancora una volta di annullare l'attaccante di riferimento (in questo caso Lukaku). La mediana ha introdotto qualità e corsa con gli innesti di Koopmeiners, Douglas Luiz e Thuram, nonché rivitalizzato Locatelli, dato per perso sotto le "cure" di Massimiliano Allegri ed improvvisamente tornato sui livelli di Sassuolo.
Per tornare ad una partita con il Napoli in cui gli ospiti non si rendessero praticamente mai pericolosi, costretti a trascorrere quasi l'intera gara a protezione della propria porta, bisogna tornare indietro ai tempi in cui la squadra era affidata a Marcello Lippi.
Eppure tutte queste belle novità hanno portato ad un inaspettato inceppamento della macchina offensiva. La Juve domina, ma non segna ed il dito è puntato soprattutto su Dusan Vlahovic terminale della manovra offensiva dalle polveri particolarmente bagnate.
Con Milik piombato nell'ennesimo infortunio da "un mese che diventano quattro" della sua carriera, la rosa bianconera non ha al momento a disposizione alternative per il ruolo di punta centrale, se non quelle di adattare esterni come Nico Gonzalez e Timothy Weah.
La cosa costringerà Motta a trovare in fretta sbocchi alternativi alla manovra, magari riportando Yildiz al centro o virando su un modulo 4-4-2 che al momento sembra più adatto alle caratteristiche della squadra. Di certo il compito di riportare la Juventus ai fasti dei nove scudetti consecutivi non sarà semplice, ma il progetto deve essere visto nel medio termine e la strada, a mio parere, non è solo quella giusta, ma l'unica percorribile.
L'episodio Politano-Bremer. Screenshot da immagine TV
Dall'altra parte il Napoli, viste le difficoltà dei rivali di attaccare una difesa schierata, ha impostato chiaramente la partita con lo scopo di fare densità dietro, per poi provare a colpire in ripartenza o con il lancio lungo su Lukaku.
Il pareggio va naturalmente meglio ai partenopei, anche alla luce di singolari scelte arbitrali (un classico quando ad arbitrare la Juve arriva Doveri), come la mancata espulsione di Politano (nemmeno ammonito) nel primo tempo, dopo un intervento da piede a martello su Bremer, o la mancata assegnazione di un calcio di punizione a due in area del Napoli, in seguito al retropassaggio di Olivera al portiere Caprile, che avrebbe portato i padroni di casa a battere dalla linea dell'area piccola.
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Nel mondo alla rovescia di questo inizio di campionato, l'Udinese si presentava a Roma con le stigmate della capolista, quasi favorita per strappare un risultato utile dopo il caos societario che si era abbattuto nelle ultime ore in casa giallorossa.
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La squadra di Runjaic tuttavia è stata messa sotto piuttosto nettamente dai capitolini fin dalle prime battute di gioco e ha mostrato una timida reazione soltanto nella prima metà del secondo tempo e fino al goal di Baldanzi, che ha definitivamente messo la parola "fine " alla gara.
Una reazione d'orgoglio e di nervi da parte del gruppo squadra, ancora scosso dall'addio di De Rossi, così come i tifosi che hanno preso di mira i senatori Pellegrini e Cristante, ricoprendoli di fischi al momento dell'uscita dal campo.
Impossibile naturalmente parlare della mano del nuovo tecnico, Ivan Juric, che tuttavia ha finalmente ricevuto per la prima volta in carriera l'opportunità di allenare una grande storica del calcio italiano. Sono curioso di vedere come andrà a finire, di certo non farà peggio di Mourinho, numeri alla mano, il peggior allenatore della storia giallorossa.
Nel recupero del match in programma lunedì, ma disputato ieri sera a causa del maltempo che aveva reso impraticabile il terreno di gioco di Bergamo, la matricola Como ha compiuto la vera impresa di giornata, andando a battere l'Atalanta a domicilio con un forse persino stretto 3-2.
Dopo venti minuti di sbandamento iniziale, nei quali i nerazzurri si sono portati in vantaggio con Zappacosta, la banda di Fabregas ha preso lentamente il dominio del centrocampo e dell'intera partita, orchestrata da un sublime Sergi Roberto.
Dalle parti di Carnesecchi sono piovute numerose occasioni, ma soltanto nel secondo tempo il Como è stato abile ad imporre la propria supremazia trasformandola concretamente nelle reti che hanno ribaltato la gara.
L'Atalanta si conferma un diesel piuttosto incostante. Come ogni anno, Gasperini patisce l'inizio di stagione e i pronostici che lo vedono addirittura in grado di competere per lo scudetto, ma è probabile che anche questa volta la squadra venga fuori alla distanza in un finale in crescendo.
Tra le altre, da segnalare la prima vittoria stagionale della Fiorentina, 2-1 sull'eterna incompiuta Lazio, e del Bologna, evidentemente rinfrancato dalla notte in Champions League, capace di andarsi a prendere tre punti sul campo mai facile del Monza.
Il prossimo turno sembra ancora favorevole per il Milan, chiamato ad ospitare il Lecce, e per il Napoli, che per continuare a sognare in grande chiederà strada al Monza.
Non facilissime invece le trasferte della Juventus, impegnata a Marassi contro il Genoa, ma soprattutto dell'Inter, di scena ad Udine.
Ci vediamo tra una settimana, scherzi del meteo permettendo.
Statemi bene, alla prossima!
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