Come un uomo analfabeta sfidò l’Impossibile: il Santuario Madonna del Palazzo - How an Illiterate Man Defied the Impossible: The Madonna del Palazzo Sanctuary [MULTILANGUAGE]

in Italy2 months ago (edited)

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Crescentino, il Santuario "Madonna del Palazzo", foto di proprietà dell'autore

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UNA STORIA INIZIATA NEL IV SECOLO

A circa venti minuti di camminata dalla mia residenza attuale, si trova un Santuario che, oltre a rappresentare un oasi di pace e tranquillità per tutti gli abitanti della zona, porta con se quasi due millenni di storia e di avvenimenti sensazionali.

Vi si accede dal centro di Crescentino, piccola cittadina con meno di diecimila abitanti, posta a cavallo tra le province di Torino e Vercelli, percorrendo un caratteristico viale alberato, lungo circa un chilometro, con ai lati, disseminate qua e là, panchine di pietra e villette a schiera.

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Il viale che porta al santuario, foto di proprietà dell'autore

Dopo aver varcato l'ingresso del complesso, sulla sinistra si può notare il nuovo oratorio, ancora alle prese con il lavori di ammodernamento voluti dalla comunità parrocchiale locale, mentre di fronte ci si trova a guardare la "Via Crucis", zona del parco dedicata alla commemorazione della Passione di Cristo.

Di fronte alla Chiesa si trova una statua dedicata a Padre Pio di Pietrelcina, nominato Santo della Chiesa cattolica da Papa Giovanni Paolo II nel 2002, mentre accanto, di fronte all'uscita che guarda il campo sportivo e la piscina comunale, è presente un'area preghiera dedicata alla Beata Vergine di Fatima.

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A sinistra, la statua dedicata a San Pio da Pietrelcina; a destra, l'area preghiera dedicata alla Beata Vergine di Fatima. Foto di proprietà dell'autore

Al centro dell'area si trova la chiesa, la cui storia risale addirittura al IV secolo. Si tratta di una delle prime costruzioni cristiane della zona piemontese, voluta dall'allora vescovo di Vercelli, Sant'Eusebio, accanto ad uno dei punti di sosta presenti a metà della via romana che conduceva da Pavia a Torino.

La struttura rimase indenne durante il passaggio delle popolazioni barbariche in Italia, a differenza delle vicine pievi di Saluggia e Palazzolo vercellese, distrutte dai Longobardi, ma nulla poté alcuni secoli più tardi, quando l'invasione francese avvenuta a metà del sedicesimo secolo spazzò via buona parte della città.

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A sinistra, la Via Crucis; a destra, resti della costruzione originale. Foto di proprietà dell'autore.

Due decenni più tardi, Antonia Sosso, un'abitante crescentinese, si prodigò per la ricostruzione della cappella, che rimase tale per circa due secoli. Nel 1737 però, l'allora parroco Giuseppe Maria Sagnò cominciò a progettare la ricostruzione del Santuario, raccogliendo sovvenzioni presso la nobiltà locale.

Alla sua morte, l'opera proseguì attraverso la supervisione del successore, don Teodoro Peruzia e il primo lotto di lavori fu completato nel 1757, in un clima di grandi festeggiamenti per tutta la popolazione, che vedeva conservato nel Santuario un pezzo importante delle proprie radici storiche.

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A sinistra, l'ingresso della chiesa; a destra, una vista della struttura come appare oggi. Foto di proprietà dell'autore

Per proseguire con i lavori di ampliamento della chiesa, con la conservazione della cappella ospitante la statua della Vergine delle Grazie, si era tuttavia reso necessario l'abbattimento del vecchio campanile, eretto proprio a ridosso della stessa.

Il parroco ottenne l'autorizzazione dell'allora amministrazione comunale, ma poco prima che i lavori iniziassero, si fece avanti Crescentino Serra, un abile capomastro già conosciuto nella zona per la realizzazione di diverse opere ingegneristiche. La sua era una proposta per l'epoca piuttosto ardita: spostare, invece che abbattere, l'intera torre campanaria, per collocarla nella posizione ideale al proseguimento dei lavori.

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A sinistra, l'Altare della chiesa; a destra, la tomba di Crescentino Serra, custodita all'interno della struttura. Foto di proprietà dell'autore

Nonostante la sua genialità, già dimostrata in decenni di progetti curati personalmente sul territorio, Serra era analfabeta e di conseguenza non possedeva alcun titolo per garantire la riuscita di un'opera considerata in quei tempi praticamente impossibile.

Lo scetticismo, sia nell'ambiente religioso che laico, era alto, ma alla fine si scelse di provare, anche a fronte del modesto costo richiesto per lo svolgimento dei lavori, appena 200 Lire del Piemonte, e del fatto che, nel peggiore dei casi, si sarebbe distrutto un elemento per il quale era comunque programmata la demolizione.

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Modellino dell'opera di spostamento compiuta da Crescentino Serra, custodito all'interno della Chiesa. Foto di proprietà dell'autore.

Il 26 marzo del 1776, davanti praticamente all'intera popolazione crescentinese, Serra caricò, grazie all'uso di possenti funi, l'intera torre campanaria alta 27 metri su un telaio di legno, trasportandolo nella posizione odierna in appena quattro ore di lavoro.

Il tutto si svolse senza alcun intoppo, se si eccettua una lieve rotazione di tre gradi, ancora oggi presentata dal campanile rispetto al resto della struttura. Nonostante siano passati due secoli e mezzo, l'opera di Serra viene anche oggi studiata ed analizzata da architetti ed ingegneri provenienti da ogni parte del mondo.

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Cartello informativo per i visitatori del Santuario. Sulla destra, in basso, è visibile un'iscrizione francese dell'epoca, che magnifica l'opera ingegneristica di Crescentino Serra. Foto di proprietà dell'autore

L'anno prossimo si compirà il 250° anniversario dello spostamento del campanile e sono previste diverse manifestazioni in città, per un evento che ha comunque segnato un pezzo importante di storia locale.

Se tra un anno, più o meno in questo periodo, vi trovate a passare da queste parti, può essere un'idea venire a scoprire la storia di Serra e del suo incredibile spostamento direttamente sul territorio. E magari anche fare una carezza alla simpatica gattina, "custode" del Santuario, che con grande dolcezza è sempre disponibile ad accogliere ogni visitatore.

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Foto di proprietà dell'autore

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Ecco queste sono le storie che mi appassionano, storie minori nascoste nelle piccole città e nei paesi, che rappresentano un grande tesoro di cui spesso non si parla.
Già solo a guardare le foto arriva una grande pace, figuriamoci farci una passeggiata, poi vuoi mettere la micia custode!

Verissimo, ho vissuto 30 anni in una grande città come Torino, ma da quando abito in provincia ho scoperto proprio questo aspetto che hai sottolineato: esistono paesi, a volte persino piccolissimi, che nascondono storie incredibili, perlopiù conosciute solo a livello locale.
E' un posto dove ogni tanto ci piace andare a passeggiare e sederci, la gattina è dolcissima, si avvicina a tutti e si lascia accarezzare anche dai bambini, con grande pazienza 😄

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