Piccola storia della 'grande canapa'

in #cannabis8 years ago (edited)

 Tai ma (大麻), “grande canapa”, è il nome oggi utilizzato accanto al vocabolo di origine messicana marihuana (マリフアナ) in Giappone per indicare la cannabis, pianta che noi certamente amiamo e che in passato ha significato molto non solo per noi ma per l'intero mondo. Venerata per le sue proprietà psicotrope, medicinali e tessili, la marijuana oggi vive una nuova epoca d'oro dopo l'oscurantismo operato dai governi durante lo scorso secolo, ne sono un esempio la recente 'legalizzazione' nello stato di Washington e del Colorado e tutti i movimenti antiproibizionisti che spuntano come germogli qua e là nel mondo con rinnovato vigore. 

 

Un liquore a base di canapa, è possibile notare sull'etichetta i caratteri che compongono la parola tai ma, grande canapa 


 Chi sono i 'nemici' della canapa ormai già lo sappiamo, sono stati spesi fiumi di parole a riguardo e scorrerà ancora molto inchiostro su questo tema che, ormai ampiamente sfruttato, può fungere solo a scopo divulgativo o sotto forma di esempio di come il mercato comandi e controlli il potere legislativo e coercitivo oltre a quello economico, forse la prima dimostrazione di 'globalizzazione di idee' andata a buon fine, provvedimento persino più appoggiato dei famosi diritti universali dell'uomo: si sa, il soldo non ha colore, religione o cultura. La canapa, originaria dell'Asia centrale, fa capolino in Asia sin dagli albori della civiltà diventando pianta sacra per le popolazioni hindu. Buddhismo e Induismo, che da sempre vivono a stretto contatto nel subcontinente indiano, spesso condividono miti, leggende e inevitabilmente aspetti cerimoniali di cui anche la nostra cannabis fa parte. La cultura della canapa giunge così assieme ai monaci buddhisti nel mondo cinese, poi coreano e successivamente approda nell'arcipelago giapponese dove trova un successo strepitoso, appoggiata dalla religione shintoista che già secoli addietro conosceva e coltivava questa pianta. Utilizzata fino al termine della seconda guerra mondiale nei suoi più svariati impieghi, in Giappone la canapa è tradizionalmente la coltura più importante accanto a quella del riso. La varietà impiegata, sativa dominante, tuttavia non ha mai contenuto un alto livello di composti psicoattivi, ma, grazie alla sua capacità di raggiungere altezze vertiginose nel giro di quattro mesi, divenne la coltivazione principe per la produzione di oli, generi alimentari e fibre.   La pianta, sacra e purificatrice per la religione shintoista, veniva già utilizzata per la decorazione di interni, importante è notare come la residenza imperiale contenga diversi tessuti derivati dalla cannabis: l'imperatore è un dio in terra e come tale merita materiali di prima qualità. Sacralità e canapa non si congiungono solo mediante la figura dell'imperatore ma, salendo la 'scala gerarchica', la sua presenza si fa massiccia al tempio consacrato alla dea creatrice, la 'grande madre', Amaterasu, l'Ise jinguu (伊勢神宮).
 

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 Ise jinguu, il tempio consacrato ad Amaterasu presso la prefettura di Mie

 Perché adornare di canapa il tempio più sacro di tutti? Ovviamente perché la canapa è la pianta più sacra di tutte! Basti pensare come nello shintoismo tutte le pergamene rituali sono preparate in carta di canapa ed esistono diversi templi esclusivamente dedicati ad essa. Le foglie di canapa entrano anche nella moda ed esistono innumerevoli esempi di kimono decorati con foglie a cinque e sette punte, particolarmente in voga tra le donne di buona famiglia durante l'epoca Edo (1603-1868); oggi i kimono in fibra di canapa rappresentano la qualità superiore, il 'top-level', dell'industria tessile tradizionale raggiungendo prezzi vertiginosi, fino a 5000€, dettati dalla longevità, dalla qualità della fibra, dalla lavorazione rigorosamente manuale e dalla scarsità di produttori rimasti attivi nell'Arcipelago. I bambini giapponesi, fino al secondo dopoguerra,  imparavano sui loro sussidiari i metodi di coltivazione e proseguivano la loro formazione alle scuole medie apprendendo le tecniche di lavorazione e di estrazione delle sue fibre; questo comportamento denota un incoraggiamento da parte dello stato alla coltivazione della marijuana su cui si basava quasi interamente l'economia tessile del Paese, apprezzata persino da Cina e Corea.
 
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 Kimono con motivi decorativi di foglie di canapa stilizzate

 Nel secondo dopoguerra, nel 1947, il Giappone, sottomesso agli Stati Uniti dopo l'esplosione delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, approva il 23 Aprile una mozione avanzata dal GHQ americano (General Headquarters, the Supreme Commander for the Allied Powers – Quartier generale, comando supremo per le potenze alleate): la canapa viene così pesantemente limitata sia per la coltivazione a scopo tessile ed industriale, sia alimentare, sia ludico, nasce così, con brutalità, il primo esempio di proibizionismo in terra nipponica. Il Paese del Sol Levante acquisisce così, passivamente, le pesanti limitazioni già in vigore sul suolo statunitense le quali, basandosi sulle decisioni prese durante la International Opium Convention, proibivano la coltivazione della cannabis per qualsiasi scopo essa fosse destinata. Ha inizio così il crollo del numero di coltivatori  passando dai 40'000 operatori nel 1950 ai 157 nel 1994, un'industria così radicata alla cultura andata distrutta nel giro di 50 anni. Oltre al danno giunge la beffa, dal 1963 diventa possibile l'arresto per possesso di canapa con pena di detenzione dai 3 anni ai 5 anni e fino a 30'000 Yen di multa, una cifra enorme per l'epoca (oggi poco meno di 300€). Qual'è il risultato ottenuto dalla guerra alla marijuana? Probabilmente nessuno sul fronte del proibizionismo alle droghe, la pianta continua ad essere largamente consumata in tutto il globo per le sue proprietà psicotrope. Paesi come il Giappone, la Cina, l'India ne stanno tuttavia pagando il dazio per quanto riguarda le implicazioni culturali, la guerra alla marijuana ha distrutto culture, tradizioni tramandate da migliaia di anni in virtù di una guerra persa e che pure il suo maggior sostenitore, gli USA, inizia a riconsiderare. Chi si assumerà la responsabilità di questi innaturali cambiamenti? Delle generazioni future che non riconosceranno le piante che hanno sfamato e vestito i loro padri, le loro madri e i loro avi? Il governo, plagiato dagli Stati Uniti, ha applicato la strategia della 'tolleranza zero' e, ad oggi, la cannabis è vista tra i giovani giapponesi esclusivamente come una sostanza stupefacente, una sostanza da cui stare alla larga alla stregua di eroina e cocaina, quest'ultima, accanto ad altre sostanze stimolanti, sta conoscendo una diffusione capillare nella società frenetica di Tokyo e Osaka, le due grandi metropoli del Paese. È sintomatico come i governi locali, specialmente delle grandi città, mediante l'appendice delle istituzioni farmaceutiche metropolitane, producano slogan e 'pubblicità progresso', spesso con testimonial di alto rilievo nel mondo dell'intrattenimento televisivo e cinematografico, contro il consumo di marijuana, cosa che non accade per altre sostanze, tra cui l'alcool, il cui utilizzo è trasversale e pericolosamente diffuso, incluse quelle pesanti e molto più pericolose; campagne che si stanno rivelando fallimentari come dimostrano gli arresti per possesso di cannabis che, negli ultimi anni, aumentano esponenzialmente, un incremento circa del 300% dal 2000 a oggi.
 
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 La rabbia degli dei.   Non voglio vedere il popolo soffrire per la marijuana! Non toccatela! Ficcatevelo in testa! No. Assolutamente. Marijuana.
 

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 Persone indagate per reati relativi alla marijuana per anno. Nella parte inferiore è possibile individuare i diversi anni e sulla sinistra il numero di persone indagate. Notate come l'incremento sia sostanziale e costante dagli anni '60 a oggi.

 Ogni speranza non è perduta, accanto all'oscurantismo compaiono però diversi siti di informazione e sensibilizzazione, come neohemp (www.neohemp.jp) che insegna per cosa e come utilizzare la cannabis nella sua miriade di applicazioni e vende autoproduzioni: prodotti da uomo, donna, vestiti, cosmetici, oli e alimentari. Altro sito di importanza non marginale è Taimasou, 大麻草 (www.taimasou.jp), letteralmente “erba di canapa”, il sito nasce per istruire la popolazione giapponese alla ripresa della coltura e cultura tradizionale illuminandoci con la sua storia corredata da fantastiche foto d'epoca, metodi su come ottenere licenze per la sua coltivazione, news e molto altro ancora... Taima ganbare!

 Andrea B. 

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