#DiGinnasio: le immagini risalenti allo sbarco sulla Luna del 1969 furono reali o il prodotto di un gigantesco set cinematografico?
MISTERI atto quinto, ovvero *L'ASSASSINIO CAP. IV, in diretta dalle IMPROBABILI MARZOLINISSIME STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO
Il pranzo di quella nefasta giornata pareva una riunione di frati e monache trappisti. Tutti desiderosi di mantenere un silenzio sepolcrale. L'assassinio di Valeria aveva tolto a tutti la voglia di chiacchierare. Quanto a Igor e al professor Heinz, invece tacevano per motivi professionali. Mezza parola di troppo in una sala non esattamente sgombra di umane presenze poteva bastare a inquinare le indagini ed entrambi lo sapevano bene. Nica e la sua amica Tania, solitamente desiderose di condividere gioie e dolori a ogni minuto libero della giornata, fosse come fosse, capitasse quel che capitasse, avevano perso la voglia di chiacchierare quanto chiunque altro. E bene avrebbero potuto, pur di non accennare mezza parola riguardo al deplorevole caso di omicidio, dato che nelle loro vicinanze non v'era alcuno che parlasse spagnolo, la lingua che usavano quando discorrevano soltanto tra loro. Tania si crogiolava in tristi pensieri riguardo al suo ex fidanzato e pure a Ferdinando, mentre Nica, scacciando nuovi, vaghi, impronunciabili, misteriosi e inopportuni pensieri che tentavano di farsi strada nella sua materia grigia, si concentrava mestamente sulla connessione internet interrotta dalla polizia tedesca. Per forza di cose: a causa delle indagini in corso, si doveva lavorare per il collegamento di ogni dispositivo che si trovasse nel luogo a un server della stazione di polizia, strategia atta a facilitare, almeno si sperava, l'uscita allo scoperto dell'assassino di Valeria. Ma il giorno avanti aveva letto un articolo riguardante gli allunaggi degli astronauti Neil Armstrong e Eugene Cernan, avvenuti rispettivamente nel 1969 e 1972, ben oltre un millennio addietro.
Ps.: immagine Pixabay free di allunaggio, autore WikiImages (https://pixabay.com/es/photos/estaci%C3%B3n-espacial-alunizaje-apolo-15-60615/)
Quantomeno così pareva. Ma già da oltre un millennio, quindi non molto tempo a seguito dell'ultimo allunaggio, si vociferava che gli sbarchi sulla luna fossero una farsa. Fake news. E se ne parlava ancora a distanza di mille anni e fischia. A cosa credere, dunque? Certo, il fatto che dopo il 1972 non vi fosse stato più alcun allunaggio faceva propendere per la farsa. Possibile che in oltre mille anni neppure la NASA avesse voluto cimentarsi in altri viaggi lunari? E perchè mai? Peccato. A Nica non sarebbe affatto dispiaciuto levare le tende dal pianeta Terra per esplorare le lunari lande. Con gli amici e conoscenti terrestri avrebbe pur sempre potuto comunicare online via satellite. D'accordo, si trattava di pensieri strampalati e alquanto fuori da ogni logica, come le avrebbero probabilmente detto nella chiesa battista calvinista che frequentava. Ma quando le pigliava lo sconforto, non c'era proprio verso. Il che doveva pur essere comprensibile, dandosi il caso che la vita raramente era stata generosa con lei. A cominciare da una coppia di genitori disfunzionali, che sin da quando ne aveva memoria, erano usi litigare peggio di cane e gatto. E al decesso dell'amorevole nonna Giuseppina, che conviveva con la famigliola di suo figlio, si erano spenti gli ultimi barlumi di armonia domestica. Tant'erano litigiosi il signor Gerardo e la signora Concetta, che pochi mesi addietro avevano finito per perdere il controllo dell'auto, anzi, il signor Gerardo che era alla guida aveva finito per perdere il controllo della sua FIAT Panda per volare giù da un burrone di svariate decine di metri di altezza. L'auto si era rigirata su se stessa più volte e i due occupanti, che quel giorno si stavano recando al cimitero per sostituire i fiori che adornavano la lapide di nonna Giuseppina, non avevano potuto a meno di raggiungerla nel luogo in cui più regna la quiete. Non fosse stato per Igor Gavrilovic, al quale l'amata Giuseppina aveva raccomandato caldamente la nipotina una volta che lei non ci fosse stata più, Nica si sarebbe trovata pressochè sola al mondo. Gli unici parenti che conosceva, i cugini Anselmo e Fiorina, litigiosi peraltro quanto i suoi genitori e curiosamente a causa di analoghi motivi, vivevano a parecchie regioni di distanza dalla Lombardia, specie da una città di confine con la Svizzera quale Como. E la cugina Natalina oramai faceva la spola tra Italia e Albania, quindi non si vedevano mai. Dato che il marito di questa, Manfredi Palladini, aveva creato a Valona una filiale dell'industria in cui lavorava da ingegnere capo divisione robotica. Quel matrimonio, avvenuto quattro anni avanti, aveva fatto nascere sentimenti contrastanti nel signor Gerardo e nella signora Concetta. Un miscuglio di euforia e disappunto. Certo che Natalina era stata davvero baciata dalla sorte, diceva mamma Concetta. Il signor Gerardo ne era contento, per la cugina, ma entrambi erano arciconvinti che fortune di tal fatta, sempre e quando si verificassero, potevano capitare a un solo membro di una famiglia non ricca che comprendesse fino ai cugini settimi. I D'Agosta non erano piccolo-borghesi ridotti in relativa povertà come i parenti Granata: stavano economicamente meglio di loro, ma restavano comunque appena di classe media, sempre e quando nei suoi scatti d'ira frequenti, la signora Concetta non si dichiarava sommersa dalla miseria. Stando però i cugini Anselmo e Fiorina appunto ben peggio di loro, Gerardo e Concetta si stupivano della sorte di Natalina. Non soltanto Manfredi Palladini era un rinomato ingegnere dallo stipendio stratosferico, ma aveva pure l'aspetto di un Mister Universo. E non era certo molto più vecchio della loro cugina Natalina, che da insegnante precaria ben avrebbe potuto accasarsi con qualcuno dal valore di mercato sentimentale bene al di sotto dell'ingegner Palladini, ma no, aveva si e no tre anni in più di lei. Naturalmente, la loro figliola, che tra l'altro aveva commesso il gravissimo errore di scegliere il DAMS dopo il liceo di scienze umane a indirizzo economico sociale, non poteva aspettarsi neppure la metà di una simile fortuna. Il DAMS garantiva molte meno classi d'insegnamento rispetto a Lettere, ma la colpa è tutta di tua madre, rinfacciava la signora Concetta al marito, con quella sua fissazione della musica classica che aveva oltre tutto portato nonna Giuseppina a spendere a occhi chiusi per anni di lezioni di violino per la nipote. Il signor Gerardo non ci vedeva però nulla di male, che la figliola imparasse a suonare il violino e allora giù a litigare, dato che la signora Concetta riteneva la cosa completamente inutile. Quando poi era capitato che un tale Felicino Bistolfi, un tempo il proprietario di un'importante macelleria nella città dei cugini, aveva adocchiato Nica, specie alla signora Concetta era venuta l'acquolina in bocca. Il Bistolfi non se n'era venuto nel comasco esattamente con le pezze sul didietro. Aveva venduto una seconda attività nella città in cui operava per ritirarsi a vita privata in luoghi nuovi, dove fare esperienza nuova. Naturalmente non era stato di suo interesse il rilevare il vero motivo di quella che era stata di fatto una fuga dalla sua città: non potendo avere Natalina Granata, perennemente protetta dall'ingegner Palladini sin da quando non era ancora neppure la sua fidanzata, Felicino Bistolfi aveva dovuto rassegnarsi alla mancanza di trippa per i gatti ed era andato a cercarsi pascoli più verdi, dicasi una compagna di alcuni decenni più giovane di lui e meglio se quantomeno carina, puntando su una città a caso del nord. Finendo per conoscere il signor Gerardo in un parchetto in cui gli anziani solevano giocare a bocce. E purtroppo per Nica, da cosa era nata cosa, non fosse per la protezione accordatale dal signor Igor, che vegliava su di lei, impedendo costantemente al vecchio pervertito di avvicinarla. Igor Gavrilovic proteggeva Nica esattamente come promesso a nonna Giuseppina. Sia pure alla dipartita di quest'ultima non potendo più frequentare la casa del signor Gerardo e della signora Concetta, dato che quest'ultima i russi non li poteva nemmeno vedere. Si era dunque per tal motivo mamma Concetta mostrata felicissima e la felicità le sprizzava da tutti i pori, quando la figlia aveva perso il fidanzato vero, peraltro un fidanzato serio e a modo, giusto appunto di nazionalità russa anch'egli, come il signor Igor. Si chiamava Vadim ed era stato l'unico uomo ad avere amato Nica sinceramente e incondizionatamente. Uno dei pochi a non storcere il naso, anzi, ad apprezzare non poco i tratti non esattamente caucasici della ragazza, che poteva davvero essere scambiata facilmente per una magrebina albina come riteneva Valeria. In Lombardia, alle soglie del quarto millennio, il razzismo infatti serpeggiava senza remissione e pur valorizzandosi meglio che poteva tra make-up minerale che perfino le allegiche potevano tenere a oltranza e pure di notte, cura dei capelli e pratica di sport, risultando quindi carina davvero, Nica tendeva a non piacere ai suoi connazionali senza che questi avessero abbondantemente oltrepassato la terza età. Non così per quanto riguardava Vadim, ma purtroppo per lui era entrato in Italia sottraendosi ai controlli di frontiera. Un immigrato economico clandestino come tanti altri, in cerca di fortuna. Ciononostante, contrariamente a quanto si potesse supporre, Vadim non vedeva nè sperava di trovare in Nica la soluzione ai suoi problemi economici. Anzi, ogni volta che grazie al lavoro nero si ritrovava qualche soldo in tasca, lo spendeva per portarla fuori a pranzare. Ma tentare di sposarsi si era rivelata un'odissea. Innanzi tutto, le rappresentanze diplomatiche russe non emettevano il nulla osta al matrimonio, documento indispensabile che permette a uno straniero di sposarsi in Italia. Tale obbligo di nulla osta risaliva nientemeno che al codice civile del 1942, quindi normativa antidiluviana che contava mille anni più svariati decenni. L'unica cosa da fare sembrava allora per Vadim tornare in Russia a reperire i documenti necessari, ma presentarsi in un aeroporto da immigrato clandestino entrato illegalmente in Italia avrebbe comportato una segnalazione che gli avrebbe precluso di mettere piede in qualsiasi paese dell'area Schengen durante i successivi tre anni. Ma sia pure con il nulla osta in mano, l'ufficiale di stato civile di turno responsabile per le pubblicazioni di matrimonio avrebbe fatto partire la segnalazione alle autorità di polizia competenti, essendo Vadim privo di regolare permesso di soggiorno. A dispetto infatti della famosa sentenza della Corte Costituzionale del ventunesimo secolo* che aveva abolito l'obbligo del permesso di soggiorno per gli stranieri extracomunitari in attesa di sposarsi con cittadini italiani, i buoni giudici si erano dimenticati di sollevare la questione della segnalazione al prefetto del nominativo di un extracomunitario richiedente le pubblicazioni di matrimonio, ma privo di permesso di soggiorno**. L'unica avrebbe potuto risolversi se Nica avesse potuto partire per la Russia con Vadim e lì sposarsi, cosa però impensabile, dato l'ambiente domestico dei D'Agosta e le limitate risorse finanziarie personali. A quel tempo, infatti, Nica era ancora una studentessa iscritta al processo di acquisizione dei CFU, che al massimo lavorava nei seggi elettorali quando vi erano elezioni oppure rimediava buoni Amazon da piccole attività online per le quali non poteva però ricevere nulla in denaro in mancanza di partita IVA, quindi al di là di quei pochi spicci che comunque aveva investito, dipendeva in tutto e per tutto dai genitori. Attendere i tre anni affinchè Vadim potesse tornare in Italia? Fattibile, non fosse che il povero ragazzo non aveva neppure i soldi per il biglietto aereo per tornare in Russia e dunque era rimasto intrappolato in Italia, senza riuscire a sposare Nica, finchè non era stato pizzicato dalle autorità che vigilavano sull'immigrazione. Davanti a una nazionalità africana avrebbero pure chiuso un occhio, ma a causa di vecchi conflitti bellici europei che datavano dal ventunesimo secolo e dei quali proprio la Russia era stata tristemente protagonista, la polizia del momento riteneva i russi peggio che il fumo agli occhi, alla stregua della signora Concetta. A Vadim non era rimasta alternativa che fuggire dall'Italia. Non fosse che le autorità svizzere non badavano per il sottile con gli immigrati clandestini, gli sarebbe bastato varcare il confine, restando allora gegraficamente vicino alla fidanzata, mentre invece gli era toccato di scappare in Spagna. E vi era riuscito senz essere arrestato prima di uscire dall'Italia grazie all'aiuto di un connazionale residente regolare. Nella fuga gli si era rotto il cellulare e aveva perso i recapiti di Nica. Che lo rivide alcuni anni dopo, per puro caso, nell'aeroporto di Barcellona, di ritorno da un viaggio studio per perfezionare il linguaggio di nicchia del mondo della musica. Ma purtroppo Vadim e Nica non avevano potuto riprendere da dove s'erano forzosamente lasciati per colpa delle leggi migratorie italiane. Perchè Vadim, davvero bisognoso di mettersi a posto davanti alle autorità europee, aveva allora sposato una donna spagnola, complice il fatto che un extracomunitario che risiede illegalmente in territorio spagnolo è libero di sposare una persona nativa, senza la serie di preamboli obbligatori italiani. Per Nica era stato un colpo al cuore. Oltretutto, si sentiva pure scomparire davanti alla bellissima moglie di Vadim, un donna alta e bionda dai capelli lucidi e setosi, che a dispetto del fatto di essere spagnola e quindi sudeuropea, somigliava piuttosto alle strapagate modelle tedesche di fine ventesimo secolo. Quasi l'opposto di Nica, che sembrava accanto a lei una piccola marocchina di 1,60 dai capelli perennemente frizzy. Le uniche cose in comune con la donna erano il fisico snello, anzi, quello di Nica ancor più minuto e la pelle bianca. Vadim era stato sinceramente felice di rivedere Nica, alla quale augurava ogni bene. Non avevano accennato affatto al loro precedente fidanzamento, entrambi rispettosi dell'impegno preso da Vadim e sua moglie con il matrimonio. Entrambi onesti, entrambi religiosi. Oltretutto, Nica aveva potuto constatare che la moglie di Vadim era una donna di buona e generosa indole che valeva davvero la pena e lo avrebbe fatto felice. E dal suo punto di vista, dato che conoscendo il carattere del suo ex, per lui non rilevava, molto più avvenente di lei. Ma prima ancora di Vadim, molto prima, c'era stato Claudio, uno studente di pianoforte bergamasco. Quando ancora Nica era un'adolescente di sedici anni. Lui ne aveva già diciotto. Si erano conosciuti a un corso di musica tra le montagne svizzere e tra loro era nata un'intesa derivante da una grande affinità di interessi, oltre che una speciale connessione di anime. Peccato che però a Claudio l'affinità di interessi e la connessione di anime non bastava. La sua marcata ambizione esigeva qualcosa che Nica non gli poteva dare: la cittadinanza svizzera. Al massimo, se lui si fosse trasferito a Como una volta terminati gli studi, avrebbe male o bene vissuto in un posto che gli avrebbe permesso contatti frequenti con il suo paese preferito, dato il confine. Ma Claudio della città di confine non se ne faceva nulla. Quindi la speciale connessione di anime non era andata mai oltre l'amicizia. Nica ovviamente si era guardata bene dal dichiararsi, così com'era usa la cugina Natalina non azzardarsi minimamente. Quello non è compito di una ragazza o una donna, checchè ne dicessero gli incel più discutibili. In ogni caso, la bassissima autostima di Claudio gli impediva, a sua volta, di dichiararsi alle bellezze bionde svizzere delle quali si invaghiva una volta si e l'altra pure, che però riteneva di categoria nettamente superiore alla propria e a quella di qualsiasi italiano o italiana in generale. L'amicizia tra Nica e Claudio era comunque durata perchè questi si dichiarava perennemente condannato alla singletudine e si sa che quando si è giovanissimi non si ha accumulato sufficiente diffidenza che induce a evitare di rischiare di vedere andar via l'altro, una volta che si trovi la morosa a dispetto di una bassa o bassissima autostima. Però l'amicizia era caduta quando Claudio aveva terminato i suoi studi al Conservatorio, diventando direttore d'orchestra. Altra vita, allora. Altri luoghi, anche se diversi dalla tanto sognata Svizzera. A parte Claudio e Vadim, che quasi, quasi aveva sposato, Nica non aveva conosciuto quasi più nessuno di davvero significativo e ora a trentasette anni, si era rassegnata a trascorrere il resto della vita da single, non pensandoci nemmeno ad accettare il Bistolfi. E neppure il tale Leopoldo, una nuova conoscenza...conosciuto nell'agenzia di Igor Gavrilovic, che quest'ultimo però non sbatteva fuori a pedate per i guai che combinava soltanto perchè gli faceva una gran compassione, non avendoci dove cascare per morire. Leopoldo si esprimeva con una comicità sarcastica che risultava insopportabile non soltanto a Nica, ma perfino a tutto lo staff di Igor e soprattutto a quest'ultimo. E non v'era giorno che non si rimpinzasse di pizze e birre, mettendo in continuazione a repentaglio il suo stato di salute quanto già da tempo aveva fatto con il suo fisico. Non v'era dunque da stupirsi che Nica, specie considerata la risma dei suoi ultimi pretendenti, di quando in quando desiderasse di abbandonare il pianeta Terra in favore della luna. Dopotutto, l'amica Tania, di soltanto un paio d'anni più giovane di lei, di quando in quando dichiarava che avrebbe preferito vivere su Nettuno. Ma se gli allunaggi non si fossero mai verificati? Altro che Nettuno, allora, ben più distante della luna dalla terra! L'ultima volta che Tania aveva parlato di sbarchi su Nettuno era stato appena prima di entrare in refettorio. Non potendo avere Ferdinando per trattarsi di un Confratello dell'Ordine Superiore, tanto valeva levare le tende dal pianeta Terra. Si, ma non fosse stato un Confratello, chi poteva assicurare alla povera Tania che si sarebbe messo con lei e non con qualcun'altra? Domanda che però Nica aveva preferito tenere per sè, mentre Marco, sia pure ingenuamente e senz'animo di demoralizzarla ulteriormente, gliel'avrebbe posta. Ma Marco non c'era, al momento: sarebbe arrivato soltanto di lì a poco, in seguito alla caccia alle formiche, nella speranza che si rivelasse concludente. Un altro candidato ai viaggi lunari, il povero Marco, che pur di dimenticare Valentina, la qual cosa si stava rivelando molto più ardua del previsto a dispetto della lontananza geografica, ben volentieri sarebbe partito per la luna. Viaggio di sola andata, possibilmente.
Ps.: immagine Pixabay free di allunaggio, autore WikiImages (https://pixabay.com/es/photos/astronauta-traje-espacial-alunizaje-11118/)
Ben lontano dai luoghi della scena del crimine, Bartolino Colombo stava a sua volta affrontando l'ennesimo ricovero psichiatrico. Avendo finalmente realizzato l'impossibilità di viaggiare nel tempo, avrebbe quantomeno voluto viaggiare sulla luna. Ma il web e le riviste scientifiche, giusto in quei giorni stavano viralizzando la questione delle possibili o probabili fake news riguardo agli allunaggi del ventesimo secolo...
*http://www.libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it/it/corte-costituzionale-ci-si-puo-sposare-anche-si-e-un-immigrato-clandestino
...però:
**https://www.asaps.it/35561-_stranieri__il_clandestino_ha_diritto_di_sposarsi_in_italia_la_consulta__le_ragi.html#cookie_ok