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MISTERI atto quarto, ovvero L'ASSASSINIO CAP. III, in diretta dalle IMPROBABILI MARZOLINISSIME STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO
I tre improvvisati investigatori di supporto a Igor Gavrilovic, anzi, due e mezzo, poichè Tania e le indagini non andavano esattamente a braccetto, proseguirono il loro percorso all'inseguimento dell'esercito di formiche, ciascuno gravato da uno stato d'animo diverso da quello degli altri. Marco, visibilmente turbato e avvertendo formicolii in tutto il corpo. Tania, invece, non avendoci capito un bel nulla, proseguiva immersa nelle sue rimembranze di sfortunati eventi recenti. Quanto a Nica, invece, sapeva bene di cosa si trattasse. DIE MITBRÜDER DES MORGENORDNUNGS, valeva a dire I CONFRATELLI DELL'ORDINE DEL DOMANI, altri non era se non l'Ordine Superiore creato dagli eredi dei Sempreverdi, la discutibilissima organizzazione pseudo-filosofica che aveva ammorbato il ventiseiesimo secolo con la sua mania di smantellare le Forze dell'Ordine e militari di ogni paese del mondo e ridurre in permanente dipendenza economica i suoi aderenti. Tranne ovviamente i vertici dell'istituzione, c'era da capire. Il capitano Lafayette, bibliotecario sotto mentite spoglie vissuto appunto nel ventiseiesimo secolo, era riuscito a infierire un duro colpo ai Sempreverdi, indebolendoli nelle fondamenta. Ma si sapeva: neppure il grande Augustus Lafayette poteva vivere per sempre. Alla sua dipartita, sia pure muovendosi alla velocità di un pachiderma, i Sempreverdi avevano rialzato la cresta e ora, alle soglie del quarto millennio si erano riaffermati nell'antica potente istituzione ramificata in gran parte dell'occidente e circoscritte zone asiatiche e africane. Circoscritte, ma non per molto, avendoci tutta l'aria di espandersi ulteriormente. Il luogo in cui si trovavano Nica, Tania e Marco, che ospitava il complesso residenziale per vacanzieri, studenti e insegnanti, dove si tenevano gli svariati corsi di musica, arte, letteratura e gli spazi dedicati allo sport come il capannone per le squadre di calcetto, apparteneva ai nuovi Sempreverdi, valeva a dire L'Ordine del Domani. Per non farsi sgamare, avevano infatti radicalmente cambiato nome. E pure strategie. Ora non predicavano più apertamente contro le Forze dell'Ordine e militari, studiandosi invece lo smantellamento di queste ultime in maniera più subdola e puntando piuttosto ad accaparrarsi sempre più iscritti. E per tal motivo non s'imponevano più regole altrettanto rigide agli aderenti, specie ai partecipanti comuni, specie sulla maniera di apparire in pubblico. Era ora permesso a tutti indistintamente pure di indossare qualche orpello, purchè riportasse il simbolo di una qualunque pianta sempreverde, ma meglio se di metallo non prezioso, dato che di quest'ultimo si veniva esortati a spogliarsene in favore di donazioni all'istituzione. Ovvio. Ma i nuovi Sempreverdi avevano creato, per contropartita, un Ordine Superiore interno, inesistente durante il ventiseiesimo secolo, del quale facevano parte il Presidente, il Segretario e una cerchia alquanto ristretta di uomini denominati Confratelli. L'Ordine Superiore era aperto appunto a soli uomini che presentassero determinati requisiti, quali l'aver fatto parte durante almeno venticinque anni dell'Ordine del Domani, dando la priorità ai figli degli aderenti che mai se ne fossero allontanati o cresciuti negli orfanatrofi di proprietà dell'organizzazione e poi rimasti in quest'ultima per sempre. Ai Confratelli dell'Ordine Superiore, per il bene dell'istituzione alla quale avrebbero dovuto dedicare anima e corpo vita natural durante, era imposto l'obbligo del celibato, dal quale erano invece esenti gli aderenti comuni, purchè come i Sempreverdi dei tempi di Augustus Lafayette, si sposassero unicamente tra di loro. E dovevano vestirsi in nero e bianco, per simbolizzare che ai Confratelli era fatto dovere di non scendere a compromessi con le zone grigie e il mondo a colori ancor più che i partecipanti comuni.
Igor Gavrilovic, che la sapeva lunga, lunghissima, riguardo agli eredi dei Sempreverdi, aveva confidato a Nica che l'attuale Presidente era nientemeno che il vecchio Archibald Podger Secondo, un discendente in linea collaterale del famigerato direttore sanitario del Centro Arcoiris di Habanita. Che quanto a boria e smisurato ego non aveva nulla da invidiare al suo antenato collaterale che non tollerava di arrivare mai secondo a nessuno.
Avanzando di alcune decine di metri, i tre improbabili investigatori videro una porta semiaperta in un'ala laterale dell'edificio. Sicuramente una dimenticanza, dato che i Confratelli dell'Ordine del Domani non erano soliti mantenere aperte le porte degli spazi in cui operavano. Men che meno dove lavoravano gli appartenenti all'Ordine Superiore. Nica, Tania e Marco decisero di darvi una sbirciatina. Dopotutto si stava indagando per un caso di omicidio, no? Quindi qualsiasi elemento poteva tornare utile a Igor. Marco in testa alla comitiva, dato che caso mai si corresse il rischio di farsi pizzicare, l'unico a esporsi doveva essere lui, dietro ordine del capo Gavrilovic. La porta semiaperta dava in uno stretto e breve corridoio, in fondo al quale si apriva una sorta di antro oscuro. Ci videro un anziano dall'espressione tetra, che a prima vista pareva piuttosto in là con gli anni, forse per via di un barbone pressochè incolto e una capigliatura che pareva abbandonata a se stessa, forse per un paio di antidiluviani occhiali, che parevano provenire da un paio di millenni avanti. Con la mano sinistra reggeva una candela e con la destra un libro, parendo anch'esso arrivato dritto dal primo millennio tanto quanto quei curiosi occhiali. L'anziano non era o comunque non sembrava solo. Nel mettersi in più attento ascolto, i tre improvvisati investigatori, anzi, due e mezzo, dato che Tania si perdette ben presto nel suo mondo parallelo, si accorsero che discuteva animatamente con qualcuno nascosto alla loro vista. Anzi, più che mera discussione, pareva un litigio bello e buono. Ma chi dei due era l'attaccabrighe? Il tetro anziano, il suo interlocutore invisibile o entrambi? Marco e Nica si provarono ad ascoltare quanto più possibile.
Immagine realizzata con Bing (el pendenciero y sombrío viejo director filósofo cargando una vela)
-Possibile che devi starmi sempre tra i piedi? Non ti stanchi mai? Sempre tu, ancora tu, ovunque tu, Igor Gavrilovic!- urlava il vecchio.
Ah, dunque si trattava di Igor? Era allora lui, il capo, l'interlocutore invisibile.
-Archibald, buon vecchio mio, è così che si trattano gli amici? -rise Gavrilovic, per nulla scomponendosi.
Ah, dunque l'anziano dalla barba incolta era proprio Archibal Podger Secondo? Pensò Nica. E come mai stavano usando l'italiano anzichè il russo o l'inglese per comunicare? Ma si, certo. A Podger sicuramente repelleva l'idea di esprimersi nella lingua dell'uomo che, fino a dove ne sapeva, considerava suo nemico mortale. Riguardo a Igor, senz'altro preferiva evitare l'inglese, la madrelingua del Presidente dei Confratelli e dell'Ordine del Domani, perchè comunissima nel luogo multietnico in cui si trovavano e per qualche ragione riteneva che tanto meglio quanto meno orecchie intendessero.
-Tu non sei mai stato mio amico. Mai. Tutt'altro.
-Uh, inezie, quisquilie. Ora ricomincerai con le tue solite geremiadi dei tempi delle scuole. E mica era colpa mia se tu pigliavi voti più bassi dei miei e le sufficienze ti stavano strette.
Dunque Igor Gavrilovic e Archibald Podger Secondo erano stati compagni di scuola? La cosa si faceva sempre più interessante.
-Sentimi bene, ora, vedi di sparire da questo posto...
-Eh, eh, eh, eh, eh- l'interruppe Igor. -Quanta fretta, caro Archi.
-E non chiamarmi Archi.
-Uh, già, siamo signori. Dimenticavo...d'accordo, Archibald. Sei giusto giusto arrivato da Lugano, però sono sicuro che qui non hanno mancato di informarti dell'assassinio di una donna delle pulizie spagnola, certo che no. Anzi, assassinata proprio mentre giungevi qui. E io sto collaborando con la polizia tedesca, quindi ti toccherà sopportarmi quantomeno fino a caso chiuso.
-Non mi interessa con chi collabori, miserabile. Lo sai che ho abbastanza potere per influenzare pure la polizia tedesca e fargli liquidare e archiviare il caso oggi stesso, se mi va.
-Certamente che lo so. Ma dovresti pure sapere, mio caro, che domattina i principali giornali di tutti i paesi top del mondo riporteranno talune succulente notizie...
-Farabutto!
-Ah, ah, ah, ah, ah, mica sono stato io quello che...
-E va bene, hai vinto di nuovo, Gavrilovic! Ma sappi che prima o poi la tua sfacciata fortuna ti abbandonerà e allora sarà la resa dei conti!
-Amico Archi, pardón, Archibald. Lo sai bene che alla fortuna non ho mai creduto e mai crederò. È così poco professionale-. Dal tono della voce, Igor Gavrilovic sembrava finanche immensamente divertito. -Sappi inoltre che se in questo posto dovesse accadere qualcosa non dico a me, perchè allora partirebbero in automatico millemila e-mail verso le testate giornalistiche citate, ma a chiunque lavora con me, a chiunque dello staff del complesso, degli insegnanti, studenti o degli ospiti...idem. E se ti provi a licenziarmi, dato che lavoro qui...idem. Siamo intesi?
-Maledetto Gavrilovic, argh!- e Podger strinse con forza il libro che teneva nella destra, rischiando di danneggiarlo. La candela quasi si spense, il che avrebbe lasciato l'antro in cui i due uomini si trovavano ancora più buio. Per qualche curiosa ragione, l'edificio di pietra non doveva essere dotato di luce elettrica.
-Attento, Podger. Così sciupi il Regolamento. Eh! Saranno almeno quattrocento anni che accompagna i Sempreverdi e ora i loro eredi, che siete voi. Con le opportune modifiche, sicuro, ovviamente. Ma quella che hai in mano sembra davvero una copia originale delle antiche regole.
Ah, già. Il Regolamento dei Sempreverdi. Quel che aveva reso l'infermiere Robert Brooke un vero inetto, relegato alla passività che alla locanda di Habanita gli aveva rimediato una sonora magra figura.
-Vattene! Fuori della mia vista!
Igor rispose con tanto di nonchalance. -E va bene, si, me ne vado, tranquillo, ora me ne vado. Ho da lavorare, io. Tante belle cose, Archibald!
Si sentirono dei passi all'interno dell'edificio, mentre Podger, con mani tremanti, seguitava a mormorare: -Che farabutto, che miserabile, ficcanaso...
-Qualcosa non va, signor Presidente? Non si sente bene?
Una voce di uomo intensa, profonda e al contempo gentile riportò Tania sulla Terra, da qualunque pianeta stesse navigando per l'immenso spazio.
-Ma è lui-
-Sttt- fece Nica, portandosi l'indice alla bocca, esortando l'amica al silenzio.
-È Ferdinando.
-Zitta...-
Presa per un braccio l'amica, Nica la invitò a tornare indietro il più velocemente possibile. Marco seguì le due donne.
-Il capo ci ha detto di non metterci in situazioni equivoche. Non possiamo assolutamente farci pizzicare. E stamattina abbiamo appena estrapolato, origliando oltre il tempo ragionevole per alzare i tacchi.
-Ma tu lo sai che quando lo vedo o lo sento perdo la testa.
-Ma tu lo sai che è un Confratello dell'Ordine Superiore e gli è proibito dal nuovo Regolamento anche solo di pensare a una donna fuori dei limiti consentiti dal coaching. Al massimo puoi averci una storia platonica. E a senso unico.
-Però con il vantaggio che non lo perderà mai per un'altra donna, giusto? Scusate l'intromissione- disse Marco, divertito suo malgrado dalla piega che aveva preso quella funesta giornata.
-Giusto, Marco, hai ragionissima. È proprio così e la penso anch'io esattamente come te. Così non rischi mai di diventare solo amica di qualcuno che ti interessa davvero tanto per poi sentirti chiedere consigli su come fare per conquistare tua sorella, tua cugina, quell'amica tua, ma temo che a Tania non risulti sufficiente.
-Mi ricorda tanto Vilfredo...
-...che è biondo con gli occhi azzurri. Ferdinando ha capelli scuri e occhi nerissimi. Ed è più secco.
-Vabbè, non so, me lo ricorda...sono entrambi molto alti...
-Temo, però, cara Tania, che abbiano pure personalità e soprattutto interessi completamente diversi- proseguì Nica, sforzandosi di non ridere perchè in fondo le doleva per la sua sfortunata amica. Il tale Vilfredo, infatti, era un figlio di paparino viziato da fare schifo, che sebbene in apparenza sembrasse interessato a Tania, la rinomata e miliardaria famiglia comasca non voleva in maniera assoluta sapere alcunchè di un'immigrata cilena senz'arte nè parte, figlia di due morti di fame e di sonno. I genitori di Vilfredo erano arrivati perfino alle minacce, se Tania non avesse smesso di vederlo. E poichè non sembrava che il suo discutibile pretendente avesse la benchè minima intenzione di mettersi contro la famiglia, la relazione cadde prima ancora che potesse approfondirsi.
-Ci sarebbe un solo però- rilevò Marco, senza domandarsi il perchè atteggiarsi a guastafeste. Era davvero il caso? Nica sgranò tanto d'occhi, curiosamente senza la minima intenzione di chiedere a Marco del suo però. Era davvero il caso? Fosse come fosse, Marco non potè innacquare l'idillio, vero o presunto, perchè nel frattempo ricevette una chiamata da Igor nel suo cercapersone. E non poteva sognarsi di farlo attendere. Data l'interruzione dell'inseguimento delle ignare formiche per ovvi motivi, il capo gli ordinò di proseguire da solo la caccia all'insetto. -Dì alle tue compagne che vadano a pranzare. A quest'ora saranno affamate. E tra una mezz'oretta, vai a mangiare pure tu, che non voglio collaboratori ridotti all'inedia. Non si pensa a stomaco vuoto.
-Igor, mi spiace tanto che non siamo intervenuti- rispose Marco, già facendosi scrupoli.
-Che?
-Quel vecchio attaccabrighe ti stava proprio aggredendo.
-Uh, che paura- rise Igor. -Sai che novità. E ti sembravo forse bisognoso d'aiuto? Davanti a quel fossile, poi.
-No di certo, ma...
-E hai voglia di scherzare? L'organizzazione non deve assolutamente associare le mie collaboratrici a me, soprattutto la professoressa D'Agosta. Chiaro? Men che meno Podger le deve associare a me, chiaro?
-Si, Igor, d'accordo, ricevuto.
Tornando a caccia di formiche, un meditabondo Marco riflettè sulla non comune presenza di spirito di Igor. Il suo capo, nonchè nuovo amico, gli ricordava parecchio il burbero, ma saggio e corretto capitano Lafayette. Sapeva cavarsela nelle più disparate circostanze ed era molto protettivo verso le donne in cui s'imbatteva. Come Augustus Lafayette, presentava aspetti caratteriali spigolosi, ma doveva trattarsi per forza di cose di deformazione professionale. E teneva al benestare dei suoi collaboratori. Sicuramente, era pure coraggioso e avvezzo a combattere quanto il capitano Lafayette. A differenza di se stesso, gli sovvenne. Marco riflettè che da quando era arrivato in quel posto non aveva fatto altro che atteggiarsi a coniglio tremebondo, con tutto il rispetto per i conigli, quelli veri. Com'era possibile che un omone come lui, grande a grosso in stile pesi massimi leggeri, non fosse per il sovrappeso, si lasciasse sorprendere dal panico a ogni soffio di venticello? Neppure la professoressa Nica, così magrolina e alta la metà di lui, si era lasciata intimorire dagli avvenimenti nè dalla tetraggine del luogo che avevano da poco lasciato. Riguardo a Tania, che sembrava vivere nel mondo dei sogni, meglio invece non pronunciarsi, tranne sul fatto che la comprendeva. Così come lui, s'era lasciata indietro un amore infelice che faticava a dimenticare. Pensando a Valentina, a Marco sovvenne che i conigli tremebondi non risultavano certo attraenti agli occhi di qualsiasi donna, tranne forse a qualcuna che soffrisse di certi disturbi psichiatrici o manie in stile crocerossina o Alice nel Paese delle Meraviglie. No, un coniglio tremebondo non avrebbe certo reso felice Valentina, che aveva fatto solo bene ad accettare il suo caro amico Akim. A differenza di lui e conoscendolo come le sue tasche, Akim non avrebbe battuto ciglio al suo posto.
-No, no e poi no- mormorò a se stesso. -Da questo momento, si cambia atteggiamento. Forza, Marco, seppellisci le paure e tira fuori il supereroe che c'è in te.
-Tutto bene, signore? Posso esserle d'aiuto?
Era la stessa voce che Marco e le sue compagne di disavventura in quello strampalato caso di omicidio da investigare avevano ascoltato nella sbirciata di poco innanzi. Che aveva scomposto la povera Tania. Povera, non poteva certo biasimarla. Ferdinando non era alto come Marco, che quasi toccava il metro e novanta, anche se purtroppo non del tutto in forma, però superava il metro e ottanta a occhi chiusi. Ed era sfrenatamente bello, tanto da tener testa all'ingegner Palladini, il più grande degli zii di Valentina, per quanto tendente all'efebico a differenza di Manfredi. Anzi, forse e proprio una caratteristica del genere lo rendeva ancora più interessante. Non fosse stato un Confratello dell'Ordine Superiore, sicuramente avrebbe attirato gli sguardi di millemila donne, oltre che di Tania. Ed era veramente gentile e pure intelligente. Aveva capito subito di avere a che fare con un italiano...o forse la sua solita aria da peracottaro lo aveva tradito una volta di più? O forse Ferdinando era riuscito ad ascoltare i suoi propositi, che avrebbe fatto meglio a non esternare? Marco non aveva idea di quale delle due circostanze fosse la peggio cosa. Era stato così distratto e meditabondo da aver creduto di essere solo e non aveva visto arrivare Ferdinando, che gli era comparso davanti d'improvviso come una sorta di apparizione.
-Ah, no, tutto a posto, grazie. Ogni tanto mi capita di parlare da solo, specie quando mi godo una passeggiata nel verde, con la sola compagnia della mia ombra.
-È bello qui. Si sta a contatto con la natura. Ma se le serve di parlare con qualcuno, sono a disposizione.
-Grazie, grazie davvero, ma non è il caso di disturbarsi.
-Nessun disturbo, signore.
Svelto, Marco, inventa una scusa. Che figuraccia fai, se racconti che il tuo capo ti ha spedito a caccia di formiche? Per non parlare del fatto che Igor Gavrilovic, tutto tranne che un giardiniere, è considerato nemico mortale del tuo mentore, ah, ecco dove sta la pecca in un individuo che appare alla vista così perfetto: essere molto probabilmente il pupillo di Archibald Podger Secondo. Sicuramente, Igor lo sa e non sia mai...no, qui a ogni santa ora spunta fuori un nuovo mistero...questo posto è l'inferno dantesco, che pare stare in trappola nel primo libro della Divina Commedia...ma in quali casini ti sei andato a cacciare, Marco Proietti? Chi te l'ha fatto fare di andare in Germania a piedi? Ah, no, no, non ricominciare daccapo. Fermezza, Marco, fermezza...
-Gentilissimo, ma vede, mi trovo qui immerso nei miei pensieri che...ecco...
-Capisco, ha bisogno di riflettere in solitudine. Quand'è così, buona passeggiata e arrivederci.
Marco, allontanandosi, cominciò a chiedersi di dove potesse essere Ferdinando. Non sembrava italiano, non del tutto, comunque, anche se parlava perfettamente la sua lingua. A botta di distrarsi, però, si stava bello che dimenticando del motivo per il quale si trovava lì: le formiche. Era già trascorso un quarto d'ora e di lì ad altri quindici minuti si sarebbe dovuto trovare in refettorio a pranzare. Allora allungò il passo per raggiungere l'edificio costeggiato da nugoli di insetti e nel proseguire, questi ultimi, condussero a una costruzione bianca, bianca, bianca, nell'ingresso della quale si riportava la dicitura INFERMERIA. Le formiche vi entravano a frotte...
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Disclaimer in English: image created with bing.com (artificial intelligence) to follow the rules of the Digitaly competition create an image (through the use of AI). The text, on the other hand, is all my own work.
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Ps.: in questo capitolo ho inserito svariati riferimenti al mio primo giallo, Il bibliotecario francese, per rappresentare le avventure di Marco Proietti un sequel indiretto
🤗 encouraging your amazing post @pousinha! 🌈
Hey friend! cur8 has a new front end in the works! 🚀 It's still a work in progress, but I'd love to hear your thoughts! 😊 View your post here ✨
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