A-STYLE ASCESA E DECLINO

in Italy2 months ago (edited)

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Sai qual è una delle storie più pazze e geniali legate a un logo? Quella di A-STYLE. Sì, proprio quel simbolo che forse hai visto senza nemmeno capire subito cosa rappresentasse. Te la racconto, perché merita davvero.

Tutto parte da un’idea folle (ma geniale) di Marco Bruns, un creativo italiano che negli anni ’90 ha deciso di registrare un logo molto ambiguo: due cerchi e una barretta verticale. Così, all’apparenza, un design geometrico. Ma basta un secondo sguardo per capire che… eh sì, sembra proprio una posizione sessuale!

Ora, tu penserai: “Ma come si fa a usare una roba del genere come marchio?”. Ed è qui che arriva il colpo di genio. Marco non ha lanciato subito un brand, no. Ha iniziato tappezzando le città con questo simbolo misterioso, senza spiegare nulla. Nessun nome, nessuna pubblicità, solo il logo ovunque: muri, cartelloni, adesivi. Gente che si chiedeva: “Ma cos’è quella roba?”. La curiosità è esplosa. E quando finalmente ha svelato che era un marchio d’abbigliamento, boom: esplosione di popolarità.

Tra inizio 2000 e 2010, A-STYLE era ovunque. È diventato un simbolo virale prima ancora che esistessero i social come li conosciamo oggi. Lo vedevi in TV, sugli zaini, sulle magliette, sulle moto della MotoGP. Era entrato nella cultura pop, anche grazie alla sua ambiguità che faceva parlare tutti. Il logo non era solo provocazione, era diventato stiloso. Era una trovata di marketing diventata movimento.

Ma come succede a tante meteore brillanti, anche A-STYLE ha avuto il suo declino. Con l’arrivo dei social, del fast fashion, e di nuovi trend più “puliti” o meno controversi, l’attenzione è iniziata a calare. Il logo, che prima faceva scalpore, è diventato quasi “vecchio”. Un po’ come quelle canzoni che spopolano un’estate e poi spariscono.

Eppure… c’è ancora chi lo ricorda con affetto. Perché A-STYLE non è stato solo un brand: è stato un’idea fuori dagli schemi, una provocazione che ha avuto il coraggio di giocarsela. E per un attimo, ha vinto alla grande.

Tu te lo ricordi quel periodo? Hai mai avuto qualcosa con quel logo? O magari eri uno di quelli che si chiedeva solo: “Ma com’è possibile che questa roba sia ovunque?”

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Non conoscevo questa storia ma ricordo quel logo. Ricordo anch’io che all’inizio mi chiedevo se quel brand rappresentasse qualcosa, ma era difficile capire cos’era. Poi vennero fuori le magliette, grazie per averci raccontato questa storia.