Non si muove foglia che Don Beppe non voglia - Not a leaf moves that Don Beppe does not want to [MULTILANGUAGE]
Il presidente dell'Inter, Beppe Marotta. Save the Dream from Doha, Qatar, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

DON BEPPE ORDINA: "TUTTI TRANNE PARATICI"! |
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"I Promessi Sposi" sono un celebre romanzo di Alessandro Manzoni, punto cardine di tutta la letteratura italiana. Le vicende narrate vengono ambientate nella Lombardia del seicento, al tempo della dominazione spagnola, ed hanno come protagonisti principali due giovani operai, Renzo e Lucia.
Il loro matrimonio è giunto alla vigilia della celebrazione, quando nella trama interviene Don Rodrigo, signorotto locale dedito perlopiù ad attività illecite, che si lascia andare ad una scommessa con il cugino: avrebbe impedito ai due giovani di coronare il loro sogno d'amore e avuto per sé Lucia.
Come prima mossa, Don Rodrigo sguinzaglia i suoi "bravi", sgherri senza scrupoli al suo servizio, per intercettare il povero Don Abbondio, il pavido parroco destinato a celebrare le nozze, e minacciarlo con una frase rimasta storica: "Questo matrimonio non s'ha da fare..."
L'incontro di Don Abbondio con gli sgherri di Don Rodrigo. Francesco Gonin (1808-1889), Public domain, via Wikimedia Commons
Dagli avvenimenti immaginari descritti dal Manzoni sono passati quattro secoli, ma evidentemente certi comportamenti sono talmente radicati nell'animo umano da non cambiare mai. Sempre più spesso infatti, chi detiene qualche forma di potere o influenza, al di là dei metodi con i quali questa condizione sia stata raggiunta, si sente legittimato ad intervenire anche in questioni estranee alla sua pertinenza.
E che sia per vantaggio personale, per "guerra" ad un presunto nemico, o persino capriccio e scommessa, come per Don Rodrigo, poco importa: "Questa è casa mia e qui comando io", cantava, per spostare la citazione in campo musicale, la bravissima Gigliola Cinquetti, e "ogni dì voglio sapere, chi viene e chi va..."
Nel fantastico mondo del "Circo Gravina" capita così che una società gloriosa come il Milan lasci trapelare la propria volontà di ingaggiare nel ruolo di direttore sportivo per la prossima stagione, Fabio Paratici, ex dirigente della Juventus che sta finendo di scontare una squalifica di 30 mesi (!) per la vicenda plusvalenze.
Gigliola Cinquetti, sul palco del Teatro Ariston di Sanremo nel 1966. ARCHIVIO E.R.I. E "TREVISIO" TORINO, Public domain, via Wikimedia Commons
La notizia è stata subito riportata all'orecchio di Beppe Marotta, attuale presidente dell'Inter, la cui espressione facciale di irritazione e fastidio, al momento della domanda posta dalla giornalista, è sembrata piuttosto eloquente. Per meglio comprendere i contorni della vicenda, occorre però fare un passo indietro.
Nell'autunno del 2018, Marotta vive i suoi ultimi giorni da dirigente della Juventus. Si dice che la fine del rapporto con la Signora sia dovuto alla sua contrarietà verso l'acquisto di Cristiano Ronaldo, ma secondo diversi giornalisti, più avvezzi alle vicende della Continassa, le cose starebbero in maniera diversa: l'allontanamento, ordinato da Andrea Agnelli in persona, deriverebbe dall'amicizia di Marotta con personaggi poco raccomandabili della malavita organizzata.
E a giudicare dal fatto che dette frequentazioni sono poi continuate, come si evince dalla cronaca più recente, anche a Milano, questa versione appare ad oggi la più credibile. Il suo ruolo alla Juventus viene così offerto proprio a Fabio Paratici, ex braccio destro di Marotta sia in bianconero che nella precedente esperienza alla Sampdoria, per la prima volta desideroso di smarcarsi dal "boss" e di avviare una carriera in solitaria.
L'ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Quirinale.it, Attribution, da Wikimedia Commons
Niente di male, si dirà: ogni "pulcino" prima o poi diventa adulto e vuole spiccare il volo, se non fosse che, a quanto sembra, Marotta non l'avesse presa affatto bene. Non ci è dato sapere se l'attuale presidente dell'Inter avesse preteso che Paratici lo seguisse anche in nerazzurro o ravvisato nel comportamento dell'ex amico una sorta di tradimento, ma appare certo come da quel giorno tra i due scorrano pessimi rapporti.
Curiosamente Paratici e Agnelli finiranno poi per essere riconosciuti come i principali responsabili dell'"affare" plusvalenze e squalificati per 30 mesi, sebbene molte delle operazioni contestate si riferissero al periodo in cui proprio Marotta, al contrario risparmiato a sorpresa da ogni coinvolgimento, era ancora un dirigente della Juventus.
E siamo ai giorni nostri: il Milan è sul punto di far firmare a Paratici il contratto, quando, come racconta il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni, in società arrivano pressioni direttamente dalla FIGC. Sembra che in federazione sia giunta una lettera di protesta preventiva firmata dal presidente dell'Associazione Italiana Direttori Sportivi.
Ma chi è detto presidente, che si sente in diritto di scavalcare a piè pari i propri compiti e di interferire in una vicenda che nulla avrebbe a che fare con il suo ruolo istituzionale? Naturalmente, Beppe Marotta. Fantastico, vero? Una sceneggiatura degna dei migliori gangster movies ambientati nella Chicago degli anni '30.
Il direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni. Vale93b, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Per completezza di informazione va segnalato tuttavia che, poche ore fa, è arrivata la smentita della stessa associazione, ferma nel precisare come nessuna lettera sia mai stata inviata di loro pugno ai vertici della FIGC.
Insomma, abbiamo scherzato: il Milan, secondo quanto si evince, non avrebbe mai pensato a Paratici, anche se a questo punto non si comprende perché da Portello non si siano mai preoccupati di smentire tutte queste fastidiose voci, che pongono la società nella pessima luce di chi scappa con la coda tra le gambe.
Inutile farsi domande e mettere in dubbio le smentite, che quando arrivano da persone "rispettabili" è sempre meglio accettare così come sono, senza farsi troppe domande. Un po' come accaduto per le difficoltà finanziarie di Suning, gli arresti domiciliari di Zhang, le frequentazioni tra dirigenti e giocatori nerazzurri e la 'ndrangheta, gli insulti razzisti di Acerbi o le bestemmie di Lautaro.
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NON l'ho più rivista e la verità è che NON voglio sapere più niente di lei, ora sono concentrato sull'accumulare soldi per il mio progetto, lascerò passare il tempo e forse troverò una brava donna nella mia vita, vedremo cosa mi riserverà il destino.