Il capro espiatorio - The scapegoat [MULTILANGUAGE]
L'ormai ex CT della Nazionale, Luciano Spalletti. Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons

ALLO SBANDO TOTALE |
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Come accade nei migliori circhi del mondo, quando ormai pensi di averle viste tutte e ti stai preparando per raccogliere il cappotto e tornare a casa, sulla pista escono i pagliacci. L'intento è deliziare il pubblico con un ultimo numero, quello desinato a lasciar stampato il sorriso, il ricordo più bello, sui volti di chi ha assistito allo spettacolo.
Beh, nel "Circo Gravina", ciò a cui si è ormai ridotta un'istituzione gloriosa come la FIGC, non poteva andare troppo diversamente, se non fosse che il numero visto ieri, perfetto cappello di tutte le "porcate" alle quali abbiamo assistito da quando l'istituzione è retta dal peggior presidente della storia, è andato ben lontano dal fare ridere.
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons
Uno sconsolato Luciano Spalletti si è presentato in sala stampa per annunciare di aver ricevuto il benservito. L'ex allenatore di Roma e Napoli non sarà più alla guida tecnica della nazionale, in seguito all'umiliante sconfitta patita dagli azzurri in Norvegia.
In realtà non andrà proprio così: per la prima volta nella storia del calcio italiano infatti, pur da esonerato, il CT guiderà ugualmente la nazionale nel secondo impegno di qualificazione mondiale, che si terrà questa sera al Mapei Stadium di Reggio Emilia. Motivo di questa decisone bizzarra? La mancanza di tempo per trovare un sostituto.
Un vero capolavoro al contrario, in puro stile Gravina, che non solo non ci ha nemmeno messo la faccia, andando lui stesso in conferenza accanto al CT per motivare la scelta intrapresa dalla federazione, ma ovviamente se ne è ben guardato da annunciare contemporaneamente anche le sue di dimissioni, come dovrebbe risultare normale in casi del genere.
Insomma, se nelle squadre di club un allenatore messo alla porta è spesso accompagnato anche dal dirigente che l'ha scelto (si veda l'ultimo caso di Cristiano Giuntoli alla Juventus, per esempio), nella nostra federazione questo, da quando le truppe cammellate di Gravina ne hanno stabilito l'occupazione militare, non accade mai.
Kremlin.ru, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons
E del resto, come in ogni dittatura, l'unico a non essere mai messo in discussione è sempre colui che sta al vertice della piramide, le cui scelte devono sempre essere ritenute sagge, ovunque portino, e le dichiarazioni prese alla stregua del Verbo infallibile.
Abbiamo appreso così come, per il numero uno della FIGC, oggi la Norvegia sia una squadra superiore all'Italia (e di questo ce ne siamo accorti sul campo), addirittura da annoverare tra le più forti nazionali del mondo. Anche se attualmente trentottesima nella classifica FIFA, contro il nono posto degli azzurri.
Nessun giornalista ovviamente si è premurato di chiedere al presidente come tutto ciò sia stato possibile. Come un Paese che da sempre vive di calcio oggi debba guardare dal basso all'alto persino realtà come Svizzera e Norvegia, che banalmente possono vantare un decimo degli abitanti del Belpaese e un quindicesimo dei calciatori attivi.
Erling Haaland**, MichaelEmilio, CC BY 4.0, da Wikimedia Commons
Le colpe quindi, questo è il messaggio che si vuole far passare, sono tutte di Spalletti, allenatore che di certo non ha quasi mai fatto performare la squadra com'era lecito aspettarsi, ma che ancora non possiede la capacità di cavare il succo dalle rape. O di trasformare i lestofanti (copyright Silvio Baldini) in persone per bene.
Pensare che oggi, nella situazione disastrosa nella quale ci troviamo, un altro allenatore qualsiasi, anche se per assurdo scelto tra i top mondiali, come Klopp o Guardiola, possa risollevare le sorti del nostro movimento, sembra pura utopia.
In queste ore si parla insistentemente dell'uomo dei "miracoli", Claudio Ranieri, ma per il suo bene e per la stima nutrita nei suoi confronti, mi auguro vivamente che non accetti e che non voglia chiudere la carriera gettandosi, metaforicamente, giù da un dirupo.
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